REVIEW

SYMPHONY FOR AN INTERGALACTIC BROTHERHOOD (BORING MACHINES 2018)

Vogliamo credere esistano altre realtà al di fuori della tragica in cui siamo imprigionati. Noi vogliamo credere a civiltà per nulla aliene all'intelligenza, all'osservanza del rispetto reciproco e della vita stessa. Vogliamo crederci e per farlo, per tentare di raggiungerle iniettiamo droni allo stato puro nel nostro ascolto, attendiamo l'amplificarsi dell'effetto e ci innalziamo lievi e veloci, danziamo dentro la leggerezza dello spazio, spinti dalla sinfonia sprigionata da una Fender lanciata a perdifiato nell'universo sconosciuto, oltre le porte che racchiudono la nostra percezione. Noi ascendiamo, liberi. 
Mirco Salvadori, Rockerilla, Aprile 2018  

È ancora quello della lunga durata il terreno sul quale Paolo Monti dispiega le proprie traiettorie ambient-drone sotto l’alias The Star Pillow. Come già nel precedente “Invisible Summer“, così anche nel nuovo “Symphony For An Intergalactic Brotherhood” il chitarrista toscano traccia immaginifici scenari sonori prolungando in loop potenzialmente infiniti una varietà di timbri e riverberi, nell’occasione proiettati verso l’infinito anche da un punto di vista concettuale.
Il titolo del lavoro non solo ne descrive il contenuto, ma si atteggia a vero e proprio manifesto concettuale delle tre improvvisazioni in esso comprese, due delle quali dalla durata di un quarto d’ora e più, inframezzate da una sorta di più breve interludio. Proprio in quanto rivolte a uno spazio indeterminato, le frequenze prodotte dalla chitarra di Monti si svolgono in iterazioni e minute variazioni di intensità, la cui consistenza impalpabile collima appunto con l’immaginario di pace e armonia sotteso al lavoro.

All’interrogativo se, da qualche parte nell’universo, vi sia qualcuno destinato a raccoglierle, le incorporee sinfonie di Monti rispondono regalando, anche sulla terra, quaranta minuti di decompressa, visionaria quiete ambientale.
Raffaello Russo
https://musicwontsaveyou.com/2018/03/31/the-star-pillow-symphony-for-an-intergalactic-brotherhood/

The Star Pillow é o projeto de drone-ambient do guitarrista italiano Paolo Monti que começou em dezembro de 2007 com o objetivo de pesquisar expressões e relações entre o som, o espaço e as emoções humanas. Desde 2009, ele lançou vários álbuns e agora regressa com Symphony for an Intergalactic Brotherhood, uma série envolvente pelos campos da improvisação dividido em três partes.

De Symphony for an Intergalactic Brotherhood já tinha anteriormente sido divulgada a faixa "An Interstellar Handshake", um tema de duração aproximada a cinco minutos pronto para fazer colocar o ouvinte em relaxamento. Agora "My Dear Elohim" e "From Dust to Stars", podem ser escutadas, na íntegra, abaixo.

Symphony for an Intergalactic Brotherhood é editado esta sexta-feira (30 de março) pelo selo Boring Machines. Podem comprar o disco aqui.
Sonia Felizardo
http://www.thresholdmagazine.pt/2018/03/stream-star-pillow-symphony-for.html


Symphony For Intergalactic Brotherhood è il nuovo album di The Star Pillow, il progetto drone-ambient del chitarrista Paolo Monti, e vedrà la luce il 30 marzo 2018 per Boring Machines. E di luce in questo album, le cui direttrici sonoro-ideologiche sono esposte già nel poetico titolo, ce n’è molta o poca, a seconda della prospettiva verso o attraverso cui si guarda: poca, se si pensa alle inconcepibili profondità del cosmo; molta, se la si pensa come una sorta di metafora celeste, trascendentale. Sia come sia, ci sono molta energia e molti input, sia musicali che metaforici, dispersi nei rivoli di un suono estatico e cangiante, insieme immobile e in movimento, che Monti sapientemente cesella sul canovaccio drone-ambient che ne caratterizza le uscite come The Star Pillow. Se siete, dunque, alla ricerca di un contatto “altro” o di una fratellanza astrale, questo è il disco che fa per voi. L’album è stato registrato e mixato da Paolo Monti stesso al TSP HQ di Carrara, e masterizzato da Antonio Gallucci. La cover art è opera di Enrico Ruggeri mentre lo sleeve design è di Nicola Quiriconi. Symphony For Intergalactic Brotherhood è in streaming esclusiva su questa pagina per alcuni giorni. Di seguito l’ascolto.
Stefano Pifferi
https://sentireascoltare.com/album/the-star-pillow-symphony-for-intergalactic-brotherhood/

Guitarist Paolo Monti is The Star Pillow, a one-man project that explores the outer boundaries of guitar-based ambient soundscapes. Symphony for Intergalactic Brotherhood includes three long-form bowed, processed, and layered improvisations due for release on March 30. The opening track, My Dear Elohim, is an extended, shimmering drone with deliberately-paced sinusoidal ululations. It evolves through variations of this theme to a towering crescendo just before it ends. Unlike its predecessor, the short An Intergalactic Handshake contains elements that are clearly plucked guitar notes. These are slowly replaced by overlapping mid-frequency drones. From Dust to Stars rounds out the release, moving in a darker direction. The drones are bassier and growling, yet still cyclic and in line with the general approach of My Dear Elohim. One of the compelling aspects of this album is Monti’s penchant for making guitar recordings sound like other instruments, cello and synths in particular. Nonetheless, the mechanisms behind his sound matter less than the sound itself. A strong release.
https://avantmusicnews.com/2018/02/15/amn-reviews-the-star-pillow-symphony-for-intergalactic-brotherhood-2018-boring-machines/

Proiettati verso l’infinito in cerca di nuove dense profondità da esplorare. Superata la vischiosa deriva onirica della sua estate invisibile, Paolo Monti rivolge il suo sguardo nuovamente verso territori siderali immensamente immaginifici, già sapientemente indagati  attraverso  le affascinanti trame di “Above”.Un ritorno ad atmosfere colme di echi cosmici che si traduce nella definizione di due dilatate spirali gravitazionali originate da nuclei magnetici dall’incedere ipnoticamente circolare attorno a cui si condensano, stratificandosi, riverberi granulosi e risonanze vaporosamente solenni, libere di espandersi riecheggiando fino alla dissolvenza. Un crescendo permeato da una avvolgente luminosità che seguendo il moto ascensionale giunge a divenire abbagliante disgregazione del tracciato(“My Dear Elohim”) e che dopo un interlocutorio movimento orizzontale (“An Interstellar Handshake”) si tinge di intensa inquietudine plasmata dal propagarsi di toni gravi spinti da un algido soffio che gradualmente si perde generando un indeterminata scia il cui possibile approdo rimane irrisolto enigma.Una navigazione intensa e totalizzante tra visionari paesaggi sensoriali.
https://sowhatmusica.wordpress.com/2018/04/03/the-star-pillow-symphony-for-an-intergalactic-brotherhood/

The Star Pillow is the drone-ambient project of Italian guitarist Paolo Monti. Since 2007 Monti has created musical soundscapes with "the aim of researching expressions and relations between sound, space and human emotions." Over the span of several albums and years of playing live he has pretty much honed his art...and so we come to 'Symphony for an Intergalactic Brotherhood'; 3 totally improvised tracks that takes guitar drone to the next level...and beyond. The first, and longest, is 'My Dear Elohim', a nineteen minute opus in which layers and layers of gorgeous drone combine to create something truly beautiful...something as celestial and spiritual as the title suggests. There is something deeply evocative about the track...an ability to bring forth emotions in the listener. It is simply beautiful. 'An Interstellar Handshake' has a richer, deeper timbre about it and possibly based more in musique concrete and electroacoustic experimentation...a tad more strident but no less effective. The last track, 'From Dust To Stars' is probably my favourite (although it seems churlish to pick a favourite from such a glorious selection)...lush drones sit cheek by jowl with each other to create something that is quietly epic....understated grandeur that positively shimmers. 'Symphony for an Intergalactic Brotherhood' is a truly majestic piece of work....enchanting and spellbinding. Released at the end of the month on vinyl / digital but pre-orders are live now. 
http://dayzofpurpleandorange.blogspot.it/2018/03/review-3-from-boring-machines.html

Sinds eind 2007 maakt Paolo Monti muziek onder de noemer The Star Pillow. Die muziek is in de afgelopen tien jaar bij verschillende labels verschenen (Midira, Paradigms, Setola Di Maiale, Time Released Sound, Dead Vox). Ook is regelmatig muziek van het eenmansproject uitgegeven door Taverna Records. Daar is ook het nieuwe album verschenen (en bij Boring Machines op vinyl), waarop de muziek van de Italiaan redelijk vertrouwd klinkt maar hij toch weer wat andere accenten legt dan voorheen.
The Star Pillow creëert met gitaar en elektronica drone/ambient soundscapes. Het project is naar eigen zeggen gestart met als doel om expressiemogelijkheden en relaties tussen geluid, ruimte en menselijke emoties te onderzoeken. Daar zit wel wat in, want de muziek die Monti maakt is niet van het berekenende soort. Althans, zo klinkt het niet. Ongetwijfeld zal de muzikant zorgvuldig zijn muzikale pad kiezen, maar hij zorgt er in elk geval voor dat zijn klanken gevoel uitstralen, emoties bevatten.
Dat bleek op de vorige albums zo te zijn en ook live weet de Italiaan echt te ontroeren, getuige bijvoorbeeld de sterke set die hij speelde tijdens H.A.N.S II, het Harmonics And Non Adaptive Sounds Festival dat afgelopen zaterdag plaatsvond in Diepenheim. Daar creëerde de rust uitstralende Monti muziek waarin tot drie keer toe, op verschillende wijze, werd gebouwd aan een climax.
Symphony for an Intergalactic Brotherhood bevat drie improvisaties die door de Italiaanse muzikant op één ochtend zijn opgenomen en gemixt, al zou je dat niet zeggen, want de muziek klinkt als nauwkeurig en gedetailleerd geconstrueerd. Klinisch klinkt het echter allerminst. Het geluid is een steeds evoluerende reeks gitaardrones die lijkt op te stijgen boven de aardse atmosfeer, op zoek naar andere beschavingen om in vrede mee te leven, aldus Monti.
Beluistering met een goede koptelefoon wordt aanbevolen, want de muziek van The Star Pillow bevat veel details die je anders zouden kunnen ontgaan. Zoals de licht ontregelende geluiden op de achtergrond in ‘My Dear Elohim’. Monti speelt een heel traag motief op gitaar, ondersteund door een gitaardrone die steeds gelaagder wordt. Het motief blijft lang intact, wordt door een andere stem meegespeeld of overgenomen, maar lost gaandeweg op in de veelheid van klanken. Door zijn gitaar met een strijkstok te bewerken, weet Monti het geluid van een viool te benaderen. De soundscape zwelt aan en neemt bijna orkestrale proporties aan. Bijna, want de Italiaan waakt ervoor om orkestmuziek te maken. Wel is sprake van een weldaad aan klanken en de suggestie die Monti geeft over het opstijgen boven de atmosfeer, lijkt zowaar werkelijkheid te worden, een gevoel dat wordt versterkt door hoge glijdende tonen en psychedelische klanken die de drone een spacey effect geven. Het geheel is van een ontroerende pracht.
‘An Intergalactic Handshake’ is een relatief kort stuk (bijna vijf minuten), dat begint met een simpel gitaarpatroon. Dat patroon wordt naar de achtergrond verdreven als Monti het aantal lagen laat toenemen. Het is een vredig, positiviteit uitstralend stuk dat ingeklemd tussen de twee langere stukken uitstekend gedijt.
Het laatste kwartier is voor ‘From Dust to Stars’, dat met een lage gestreken klank start, waarmee een duistere sfeer wordt geschapen. Je ziet als het ware het kosmische stof door het heelal zweven, dat stof dat vaste vorm moet gaan aannemen om sterren te kunnen vormen. Dat gebeurt ook met de muziek die door de manier waarop Monti zijn lagen aanbrengt, uiteindelijk wordt samengevoegd tot een massief geheel. Het is een overweldigende luistertrip die behoorlijk noisy vormen aanneemt, het gaat immers om enorme krachten die worden verklankt. Donkere stofwolken ontsnappen uit de grote massa en gassen komen vrij. The Star Pillow weet het allemaal te suggereren.

De gitaardrones van The Star Pillow nemen indrukwekkende vormen aan. De muziek heeft een enorme verbeeldingskracht, al helpen de titels van de stukken ook een handje om de fantasie van de luisteraar te laten werken. Hoeveel lagen Monti ook aanbrengt, de muziek blijft ademen en is geladen met emotie. Symphony for an Intergalactic Brotherhood is een meeslepend en imposant album, dat nog lang nadat de laatste klanken je oren hebben bereikt nagonst.
https://opduvel.com/2018/04/04/the-star-pillow-symphony-for-an-intergalactic-brotherhood/




INVISIBLE SUMMER (Midira Records 2017)

the star pillow liefert mit „invisible summer“ das musikalische bild eines hitzeflirrenden (spät?) sommertages mit seinem paradoxon aus steter mikrobewegung und allumfassender (und genau so durch die hitze verursachter) statik.
http://www.unruhr.de/musik/rezensionen

On the same label Paolo Monti, also known as The Star Pillow, celebrates his tenth anniversary 
as a musician by playing three long pieces, ranging from fifteen to twenty-six minutes, and a 
shorter one, clocking at nine minutes. The music was recorded during one of those hot summers 
in the North of Italy, but Monti is not someone to cherish these hot summers; perhaps somewhat 
not like an Italian, the label suggests. Like Tegh he is a man who loves to play the guitar, but he 
arrives at totally different results than his Iranian label mate. No loud outbursts here, but calm and 
contemplative music of very slow development. Monti plays his guitar starting with a few chords 
and then these go into a big line of loop stations and other audio enhancers to create a somewhat
glacial drone sound. There is not much difference between these four pieces I must say, except 
perhaps that the last one is a bit darker than the other three, and that the guitar sounds the most 
like one in this piece. If you like Dirk Serries, in whatever incarnation (although his Fears Falls Burning 
perhaps comes closest to this), than The Star Pillow won't disappoint you. This is music that is 
best enjoyed on a lazy Sunday afternoon, doing nothing at all; just watch clouds pass by and have 
this on repeat for the entire afternoon. Maybe end with Tegh to wake you up again. (FdW)
http://www.vitalweekly.net/1081.html


Der Invisible Summer (Midira) des Italieners Paolo Monti alias The Star Pillow ist ein zoologischer der Erholung dienender warmer Drone Ambient. Ein verdöster Frühlingssonntagnachmittag im Tierpark. Hin und wieder ziehen ein paar harmlose Feedback-Wolken durch, die den zurückgelehnten Flow des Tages aber nicht weiter stören.
http://groove.de/2017/06/01/motherboard-juni-2017/4/

Invisible Summer is the latest album by The Star Pillow, released on Midira Records. They say about the album, “You may not be familiar with this act, but Paolo Monti alias The Star Pillow is celebrating his 10 years anniversary this year. Last year he released his highly acclaimed album Above via Time Released Sound, now he returns with Invisible Summer and it´s a pleasure for us to release his album in occasion of his anniversary. Invisible Summer is a very introverted, intense and melancholic piece of guitar-ambient-drone-work with a core of three epic tracks from 15 to 26 minutes, dedicated to the summer months, which were recorded during a hot summer in north Italy, where Paolo Monti lives. Uncommon for an Italian, Monti prefers the colder weather instead of the sunny days and that´s what you can also hear in his music. Invisible Summer has a clear sound, which mostly reminds you of colder places instead of shiny warm Toscana. The Star Pillow builds up his own weather with his shimmering ambient sounds, building up slowly but steady walls of fragile guitar drones. Breathtaking and monumentally beautiful. The album ends with the supplemental track “the end is a beginning” that catches up the mood of the first three tracks and transforms it into a warm and concrete sound. A pretty contrast, which shows the polarity in the sound of The Star Pillow.
Similarly to the opposites of the warm summer and the winterly sounds of the album, the artwork comes up with an imagery that also shows up opposite worlds. On the one hand there is wild nature and on the other side there is civilization in a very strange but beautiful liaison.”
http://www.thisisdarkness.com/2017/05/08/frozen-time-weekly-news-8-may-2017/


The Star Pillow liefert mit „Invisible Summer“ das musikalische Bild eines hitzeflirrenden (Spät?) Sommertages mit seinem Paradoxon aus steter Mikrobewegung und allumfassender (und genau so durch die Hitze verursachter) Statik. Und das geradezu perfekt. Seine Mittel dazu sind schimmernde Flächen mit leuchtend rauen Kanten, immer wieder durchdrungen von Varianten ihrer selbst und vereinzelte Andeutungen von Bassunterlegungen. Und natürlich Zeit, ausgedehnt bis in die Zone der Unfassbarkeit. Und je weiter sich die Hörer in die vier langen Stücke einlassen, je weiter sich das Gefühl einer gleichzeitig sedierten wie wohligen Trägheit einstellt, desto größer der Einklang mit der musikalischen Atmosphäre. „Invisible Summer“ ist damit im Grunde, dem ersten Eindruck zum Trotz, höchst gefährlich: ein schwarzes Loch, getarnt mit einem Farbenreichtum, der allenfalls leicht ausgeblichen erscheint, eine bestens verdeckte Falle. Jede Form von Düsternis, oft genug zentraler Bestandteil im Sektor Drone, lässt The Star Pillow komplett außen vor, die Schichten und unzähligen Details innerhalb dieser scheinen wie schwebend, geradezu ätherisch. Und das, ohne in einem Übermaß an Hall zu ertrinken. Und immer wieder der Eindruck, komplett in einem Loop gefangen zu sein, bis dieser fast unbemerkt seinen eigenen Ausgang findet, sich harmonisch oder soundlich leicht ändert, das Stück in eine neue Richtung driften lässt; ohne Bruch, ohne Kehrtwende, geschmeidig und angenehm träge zugleich…
Eine Falle, aber eine höchst angenehme Falle.
Sehr empfohlen. (N)
http://www.blackmagazin.com/?p=20127

Paolo Monti aka The Star Pillow begeht mit diesem Album seinen zehnten Geburtstag als Künstler. Auch wenn „Invisible Summer“ während eines heißen Sommers in Italien aufgenommen wurde – nach diesem Setting klingt hier nichts. Im Mittelpunkt stehen drei Gitarrendrones, die sich dank Spielzeiten von 15 bis 26 Minuten nicht unter Zeitdruck ausbreiten müssen. Montis Klangsprache ist besonnen und klar, aber auch unterkühlt und etwas distanziert. Man verortet sie eher in einer kühlen Kirche denn an einem warmen Strand. Ihrer unterschwelligen Schönheit tut dies jedoch keinen Abbruch. Als Bonus schließt das mit „nur“ 9 Minuten vergleichsweise kurze „The End Is A Beginning“ mit warmen und melodiösen Tönen ab – ein gelungener Kontrast zum Rest des Albums. 
Sascha Bertoncin
http://www.sonic-seducer.de/index.php/sonic-seducer-archive/cd-reviews/60-cd-rezensionen-o/4031-the-star-pillow-invisible-summer-cd-rezension-review-kritik.html

Una vibrazione che flebile si propaga in un flusso onirico pervaso da una strisciante malinconia. La tappa che segna i dieci anni di attività di The Star Pillow è una lunga deriva in quattro atti segnata dallo straniamento indotto dalla lunga e calda estate italiana, sensazione che Paolo Monti traduce in suono amniotico che riporta alla mente il dolente spleen baudelairiano.
“Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve
sull’anima gemente in preda a lunghi affanni,
e in un unico cerchio stringendo l’orizzonte 
riversa un giorno nero più triste delle notti”
Dense coltri droniche, da cui emergono come sprazzi vitali riverberanti stille armoniche cesellate dalla chitarra, si dilatano con moto ipnotico e avvolgente inondando con la loro vischiosità e conducendo attraverso lente meditazioni che non si librano più verso gli immaginifici paesaggi siderali di “Above”, ma che lasciano trasparire scorci algidi nei quali cercare consolazione. Tutto suona misurato e sinuoso anche quando occasionalmente si producono spirali ascendenti che lasciano filtrare la forza accecante e opprimente della afosa luce di questa estate invisibile eppure totalizzante, un’armonia che trova la sua forma compiuta in “The end is a beginning”, quarta e conclusiva traccia nella quale infine le due istanze si fondono in un’atmosfera rilassata e pienamente accogliente.
Un’immersione sensoriale riflessiva e intimistica nella quale perdersi dolcemente.
Peppe Trotta 08/05/2017 https://sowhatmusica.wordpress.com/2017/05/08/the-star-pillow-invisible-summer/

Mi chiedo come Paolo Monti trovi il tempo per combinare le mille uscite discografiche (proprie e in compagnia, ultima Daimon con Simon Balestrazzi) e le date come The Star Pillow (di recente ha girato il nord Europa con Sarram, l’Italia settentrionale in solitaria ed ora è di nuovo in partenza) con gli impegni di una vita normale; evidentemente quando si è in uno stato di grazia i modi (immagino non senza fatica) si trovano ed è quindi inutile farsi domande. Utile invece è immergersi in questo nuovo lavoro che conferma come il nostro nell’assoluta solitudine abbia trovato una dimensione ideale: delegata alle collaborazioni la ricerca di strade e soluzioni diverse (il sodalizio con Bruno Romani prosegue dal vivo dopo l’ottimo disco su Setola Di Maiale) Monti continua ad indagare i territori fra ambient e folk-drone con una preponderanza, in questo caso, del primo elemento. Non ci sono apparenti novità rispetto alle prove precedenti, The Star Pillow si muove intorno a un nucleo fondante indagandone ogni aspetto in modo sempre più approfondito e spostando il proprio baricentro in modo quasi impercettibile ma continuo. Stavolta è il fattore durata ad essere centrale: su quattro pezzi uno supera il quarto d’ora e due si aggirano sui 25 minuti componendo una trilogia dell’Invisible Summer (Inconsistency Of June, While You’re Sleeping In JulyUnder The Thin Ice Of August) da cui si stacca solo il conclusivo The End Is A Beginning. Così le chitarre si spandono placide e minimali – solo a tratti qualche asprezza e rumore increspano la superficie – mettendo in luce una caratteristica che non è mai stata così evidente: questa non è musica per viaggiare, non si muove con moto rettilineo e sinuoso, serve per meditare e si diffonde per cerchi concentrici partendo da un punto in cui dobbiamo porci; non richiede semplice abbandono, dobbiamo fare uno sforzo per connetterci a lei; non possiamo chiederle di trasportarci ma dobbiamo essere noi a sincronizzare il respiro con le sue cadenze. Evidentemente non è facile e se qualcuno si farà sopraffare da un senso di noia, finanche di fastidio, non lo si potrà biasimare ma è perché questa non è musica per tutti. Non è questione di essere snob, è più una faccenda filosofica: lo zen e l’arte di immergersi nell’estate invisibile. Quando ne usciamo ci si presenta uno scenario affatto diverso: The End Is A Beginning si colora di toni più scuri e vibranti ma sa anche essere elegiaca e sporcarsi di distorsioni drone-rock, lontana da quanto ascoltato finora ma decisamene ispirata. Che sia semplicemente una degna chiusura o l’annuncio di una nuova fase al momento non ci è dato saperlo, ma se la frequenza delle uscite rimarrà questa non ci vorrà molto a scoprilo.
Emiliano Zanotti 05/05/2017 http://www.sodapop.it/phnx/star-pillow-invisible-summer-midira-2017/


In a world where we’re ALL (I believe) morally responsible for undoing as much of the cultural damage done by Billy Corgan as possible, Italian guitarist Paolo Monti — a.k.a. The Star Pillow — has set about doing his fair share with today’s unveiling of his contemplative, ambient drone project’s latest clip for “the end is a beginning,” which TMT is proud to premiere for you today.
The video, which was directed by Roberto Beani and filmed last summer during Monti’s tour of Japan, is (somehow) equal parts “viscerally intense” and “resignedly melancholic,” and it features some really…really…really adorable/sinister deer.
The song “the end is a beginning” is, fittingly enough, also the closing track on The Star Pillow’s newest sleeping pill-fueled, four-song album Invisible Summer, which is out May 5 on Midira Records on LP, CD, and digital.
Apart from the comparatively-bracing coda of “the end is a beginning,” the album’s other three sprawling tracks (here’s a sampleof the 23-minute “while you were sleeping in july”) offer more serene, shimmering dedications to each of the summer months (and were each conceived and recorded in the thick of a particularly hot summer in north Italy, where Monti resides.)
Check out the clip below, head over here to pre-order the full album, and remember: it’s up to all of us to fight against the the poisonous apocalyptic racket raised by the likes of Billy Corgan via the healing and emotionally-cleansing power of ambient.
Dan Smart 29/03/2017 https://www.tinymixtapes.com/news/star-pillow-announce-new-album-invisible-summer-premiere-video-end-beginning


Un lungo viaggio tra i vapori di un’estate ormai prossima: è quello condotto da Paolo Monti, che con “Invisible Summer” celebra il decennale del suo progetto The Star Pillow.
Il lavoro si articola in tre tracce, esplicitamente ispirate dai mesi di giugno, luglio e agosto, dalla durata compresa tra il quarto d’ora e i ventisei minuti, nel corso delle quali si alternano evanescenze ambientali, sonnolenti riverberi e luminosi rifrazioni cristallizzate in una placida quiete estiva.
A tali tre composizioni, se ne accosta una quarta, “The End Is A Beginning”, nel corso della cui durata più contenuta Monti condensa l’avvolgente calore di modulazioni chitarristiche che corona una coinvolgente ambience stagionale. (pubblicato su Rockerilla n. 441, maggio 2017)  https://musicwontsaveyou.com/2017/05/21/the-star-pillow-invisible-summer/   

Abbiamo già parlato di e con Paolo Monti, che è anche parte del progetto Daimon con Balestrazzi e Quiriconi (VipCancro): qui, con Invisible Summer, riprende il nome di Star Pillow ed esce col supporto di Midira, etichetta tedesca già incontrata spesso e di solito focalizzata proprio su artisti che piegano il suono della chitarra in chiave ambient. Insomma, di Paolo e delle persone con le quali collabora conosciamo abbastanza e si presume che chi ci legge abbia familiarità con lui. Curiosamente, a questo giro, persino l’artwork presenta un tema simile a quello già visto sul disco di Vainio e Vigroux (cerbiatti/cervi in mezzo alla cosiddetta civiltà), ma del resto si tratta di immagini potentissime.
Invisible Summer, nonostante duri parecchio, oltre a finire per essere percepito come una controparte luminosa di Daimon (più probabile che per Monti sia Daimon a essere la controparte buia di Star Pillow), è in grossa sintesi quasi sempre descrivibile come un meriggiare drone vagamente malinconico, benedetto però da un gusto pazzesco per le melodie, l’elemento in più che solleva quel tanto che basta dalla massa un disco che altrimenti rischierebbe di passare inosservato nella confusione odierna. Fabrizio Garau 26/06/2017 https://www.thenewnoise.it/the-star-pillow-invisible-summer/


The Star Pillow è il moniker dietro al quale si cela il toscano Paolo Monti, che proprio quest'anno celebra i suoi dieci anni di attività. A distanza di un anno da "Above", uscito per la Time Released Sound, il 2017 vede il ritorno del compositore ambient con "Invisible Summer" grazie alla label tedesca Midira Records. Dopo un tour in giro per l'Italia e l'Europa (che lo ha portato anche a collaborare con il sassofonista Bruno Romani, ex-Detonazione), Monti continua in solitaria il suo percorso discografico sulla scia dell'esplorazione dei più oscuri meandri dell'Es. La sua chitarra si presta così a bordoni infiniti, frutto di un lavoro di contemplativa (auto)terapia: proprio per questo, "Invisible Summer" è un album molto introverso e malinconico, dedicato ai mesi estivi seppur con un suono gelido e distaccato.

Allo stesso modo in cui il caldo e il freddo si mescolano nel corso del disco, l'album si presenta graficamente con un'immagine di copertina molto evocativa, che unisce in uno scatto due mondi diametralmente opposti: se da un lato c'è la natura selvaggia rappresentata dal cerbiatto e dagli alberi, dall'altra parte l'asfalto e i cartelli stradali ci svelano tutt'intorno la civiltà industriale in cui viviamo.
Il nucleo del disco si focalizza attorno alla monumentale trilogia della "Invisible Summer" ("Inconsistency Of June", "While You’re Sleeping In July", "Under The Thin Ice Of August"), dove le chitarre danno vita a vortici sonori che si restringono e si dilatano, portando a galla stati d'animo diversi che si succedono come allucinazioni ipnagogiche.

In oltre un'ora di ascolto, l'ascoltatore si ritrova cosí intrappolato in una wunderkammer di specchi, trovandosi costretto a fare i conti con le mille immagini di sé. Non ci sono, però, sorprese o minacce, tutto è studiato alchemicamente da Paolo Monti che, solo dopo questa lunga meditazione, dà il colpo di coda con l'incantesimo zen di "The End Is A Beginning", non mancando stavolta di qualche virata più rock, che devia l'umore delle prime tracce in un suono più caldo e avvolgente. Ed è proprio così, in quella fine che è anche un nuovo inizio, che The Star Pillow ci riscalda con la sua "estate invisibile". Voto 7
Valeria Ferro 29/06/2017 http://www.ondarock.it/recensioni/2017-thestarpillow-invisiblesummer.htm


THE STAR PILLOW / LARKIAN Split (Dead Vox 2016)



As a fan of the deadvox label I am no stranger to Larkian.    I haven't heard of The Star Pillow before though, so it is nice to see a split between the two.   Larkian doing a split with an artist I already know would be cool in a lot of ways, but I have to respect that this is basically Larkian sharing the stage with someone new to me and it's like... Well, if Larkian is willing to make a split cassette then they must be worth listening to for me.

Rattling guitar riffs and background bass begin The Star Pillow side.  (I assume the name refers to a star shaped pillow?)   The rattles somehow become sonic.     Spatial whirrs and whooshes bring upon sounds like video game ups (which I commonly think of as being when you make Mario jump, for example, but that holds true for a lot of video games)   This piece begins to grow hollow.   It goes deep and dark.     There is an ambient drone to it and ultimately it finds itself in that boiler room type of setting which I obviously enjoy because I'm always down here. 

Larkian begins with this ambient drone hue.    It's slightly wavy but is coming through really nicely-- loud, yet somehow peaceful.    The presence of this sound just seems to overtake an entire room, it's that loud yet still it maintains the course it's on just building to a level of speaker-shaking.     It kind of howls its way to the end and the next song begins with more distinct notes.       These notes project a certain sound which can be tranquil but there is also that sort of choppy drone going on with it as well.   It's strange because the notes began first with this song, so it feels like the drone was added to it.   But in relation to the previous song it would feel more like the notes were added into the drone.  (If that even makes sense)

The loudness grows to where it almost begins to hurt my ears (good thing there are no dogs near by) but then it eventually drops back down before fading out with the notes which started the track.     I always find myself impressed by Larkian-- how the simplest of sounds can become so complex in their delivery.   But now I've also heard The Star Pillow for the first time and will be sure to look out for further music under that name as well.   There is really no good reason not to listen to this split cassette.   
http://raisedbygypsies.blogspot.it/2017/10/cassette-review-star-pillow-larkian.html
Siderali e fluttuanti ambientazioni  definite a partire dal suono della chitarra rimodulato ed espanso fino a perdere gradualmente il suo punto d’origine. Quello tra Paolo Monti (The Star Pillow) e Cyril Monnard  (Larkian) è un incontro tra due artisti che a partire da presupposti simili giungono a risultati diversi ma coerenti , pienamente evidenziati  in questo lavoro condiviso che uscirà il prossimo 23 dicembre in cassetta a cura della svizzera Dead Vox.
The Star Pillow Paolo Monti, reduce da un anno fecondo di pubblicazioni individuali e condivise, occupa la sua metà proponendo due tracce dal forte impatto evocativo pienamente aderenti allo stile del suo progetto sonoro. Più aggressiva sin dal titolo, “Ti brucio la casa” si snoda scandita da minacciose note profonde e riverberanti, in bilico tra la tensione di un duello di un western di Sergio Leone e lo straniamento di un racconto lynchiano. Con “If the sky was burning” si vira verso territori più quieti e meditativi avvolti da vaporose trame che suonano come il perfetto fondale di sogni al tempo stesso inquieti ed accattivanti.
Larkian Le due tracce costruite da Cyril Monnard procedono su trame più ipnotiche ed eteree che si aprono lentamente in finali in crescendo, più ruvidamente granuloso e intenso quello di “May it fill your soul” e maggiormente proiettato verso una graduale smaterializzazione nel caso di “tashkin”. In entrambi i casi resta persistente il senso di sospensione che accompagna il flusso sonoro definito dal musicista svizzero. Da ascoltare fissando il cielo.
14/12/2016 Peppe Trotta https://sowhatmusica.wordpress.com/2016/12/14/the-star-pillow-larkian-the-star-pillow-larkian/

Due uomini armati di chitarra si dividono i lati di questo nastro della svizzera Dead Vox e danno un saggio sull’uso espressivo dello strumento. Sulla prima facciata Paolo Monti, alias The Star Pillow, si cimenta con due brani che mettono in luce le anime che caratterizzano le più recenti uscite discografiche del progetto. Nonostante il titolo insolitamente minaccioso – Ti brucio La Casa – la prima traccia è un lungo excursus di drone-folk liquido e dilatato che tocca vette di notevole lirismo: a placidi momenti dove gli effetti moltiplicano nello spazio i rari tocchi sulle corde si contrappongono sequenze dove il suono si addensa assumendo accenti più drammatici e a tratti quasi sacrali, finché sul finale l’elettronica prende il sopravvento e fa naufragare tutto. È questo un pezzo ispiratissimo – a memoria uno dei migliori nel repertorio del musicista toscano – che ha l’unico difetto di fare un po’ sfigurare If The Sky Was Burning, placido soundscape che si stende morbido e, pur andando sporcandosi verso la fine, ci culla senza eccessivi sussulti. Il lato opposto sfoggia un suono massimalista e malinconico, a tratti quasi da colonna sonora. In May It Feed Your Soul Cyril Monnard (l’uomo dietro il moniker Larkian) sovrappone, su un fondo di rumore, tracce di chitarra in un lento crescendo che arriva ad occupare quasi ogni frequenza disponibile. La seguente Tashkin adotta uno schema simile partendo da un drone su cui si appoggia una ripetitiva melodia che lentamente muta in un bordone ambient che non riesce ad elevarsi come potrebbe per via di un insistente sfrigolio elettrico che lo inchioda a terra. Il lato di una cassetta non è sufficiente per godere pienamente dell’arte dei due progetti, ma può essere un buon biglietto da visita se vi avvicinate alla loro arte per la prima volta. In caso contrario la cassetta è consigliato per la qualità dei brani, ma se conoscete i due artisti questo lo sapete già.
Emiliano Zanotti 27/02/2017 http://www.sodapop.it/phnx/star-pillowlarkian-split-tape-dead-vox-2016/



"ABOVE" REVIEWS (Time Released Sound 2016) 



Paolo Monti, chitarrista devoto ad una forma di sperimentazione tra ambient e drone music, ha impostato la sua estetica a partire dalle infinite guitars del primo Michael Brook, ma con un carico di energia emozionale che si stacca con forza dalle geometrie algide del grande chitarrista canadese. Il suo progetto principale si chiama The Star Pillow e nasce con l’intenzione di rilevare quelle relazioni, anche nascoste, tra suono, spazio ed emozioni. Attraverso una serie di album incisi tra il 2007 e il 2016 Monti espande questo concetto attraversando anche il mondo audiovisivo, propaggine di una filosofia sonora che è già visuale per definizione, tesa com’è alla creazione di paesaggi sonori connessi con una ricerca empirica del paesaggio stesso. In questi anni è proprio la dimensione improvvisativa del live e l’incontro con musicisti di diversa provenienza a plasmare il suono di The Star Pillow, fino ad arrivare a “All is quiet“, sesto album per il nostro, realizzato solo per chitarra e inciso nel 2014 per l’inglese Paradigm Records. È a fine febbraio che per la statunitense Time Released Sound esce il nuovo titolo come The Star Pillow intitolato “Above“. Oltre a Brook viene in mente il Brian Eno di Apollo Soundtracks ma anche la sperimentazione acusmatica di Johan Johansson, il talentuoso compositore islandese che abbiamo intervistato in esclusiva qui su indie-eye. Above è un vero e proprio invito al viaggio, ben descritto dal video di Sleeping Dust girato dall’artista visuale Aldo Giannotti insieme al videomaker austriaco Viktor Schaider e concepito da Roberto Beani Come nel caso di Apollo, viene recuperato il senso di un viaggio (im)possibile in assenza di gravità, connessione tra una certa idea di spazio e quello che è a tutti gli effetti il movimento di un flusso di coscienza. Non è un caso che ogni copia della versione limitata del CD (distribuita in 55 esemplari) venga inserita nel box originale di una pellicola Kodak scaduta nel 1969, lo stesso anno del primo allunaggio, a conferma dell’approccio vintage che attraversa tutto il progetto di Monti, figlio  illegittimo dell’ambient music “classica” resa popolare dalle numerose “serie” (Airtport, on land e via dicendo) pubblicate da Eno.

Leggi l'articolo completo su: testo copiato da http://www.indie-eye.it/recensore/coverstory/the-star-pillow-above-musica-in-assenza-di-gravita.html
Ugo Carpi 25/05/2016
http://www.indie-eye.it/recensore/coverstory/the-star-pillow-above-musica-in-assenza-di-gravita.html


Although the cover art of this début from The Star Pillow portrays somewhat of a space theme, when I get immersed in the album (as I am at this moment) I’m overwhelmed with rather different set of emotions. The ambient drone guitars convey a sense of loneliness, longing, and wounded tenderness, its frail sonic ray-fingers slowly extending from within radiant darkness until its lush textures fill my dwelling all the way, and now I’m bathing in its dim glow, enveloped in sudden chilly warmth which afterwards leaves afterglow, like aftertaste in afternoon. Perhaps there is a sense of floating after all, and the Italian Paolo Monti is very much aware of its potency and splendor, as Above “takes you on a soothing, slow-motion flotation sensory trip into the atmospheres of your mind…” Perhaps the weightless space through which one soars is only in the psyche, where all imaginary trips are just as real as made-up, where Monti’s music is your guide to safely see you through another voyage. The 55 unique deluxe versions (sadly sold out as of this writing), came housed in the lid of a vintage Kodak film can, containing a “space drama diorama of sorts” : “embedded in polyurethane is a hand burnt and distressed astronaut figure, blown out of his capsule on impact and floating weightlessly away through a field of actual meteorite chunks, individually melted bits of his spacecraft,  jagged shards of metal, tiny beaded stars and other man-made debris.” A true piece of art all around!
20/05/2016
https://reviews.headphonecommute.com/2016/05/20/sound-bytes-time-released-sound-special-marta-mist-vektormusik-the-star-pillow-ben-eyes/





Dietro al monicker The Star Pillow si cela Paolo Monti, chitarrista drone-ambient al settimo album sulla lunga distanza.“Above” è un piccolo gioiello ambientale, sì, ma straripante melodia sotterranea, e foriero di scapes immaginifici tanto (sur)reali da mandare in orbita la mente, registrato live in un solo pomeriggio, a piegare le regole dello spazio-tempo. Nel corso dell’ascolto si può incappare nel più profondo abisso come nel più puro dei paesaggi, all’aria tersa del disagio in forma pura. L’apertura di “The Long Now” è un viaggio iperuranico in un deserto senza fine con cellule melodiche d’altri mondi adagiate su un tappeto ferale, “Celeste” è tensione Pärtiana figlia del silenzio dello spazio lungo la via dettata da Sun Ra in continui riverberi ascendenti privi di posa, “Sleeping Dust” è, invece, un rollare di onde in silenzio, teso tra il nulla e un assoluta pace interiore esattamente come la successiva “Siderale”, vero e proprio capolavoro drone. A chiudere la partita la feldmaniana “Here”“Above” è una sorta di soundtrack per un film mai girato, che si muove tra le pieghe di anima e cervello, pronto a scolpire il cuore quando meno te l’aspetti. E, elemento da non sottovalutare, a differenza del 90% del drone che troverete in giro, non vi farà mai venir voglia di skippare traccia. Hai detto poco.
http://www.impattosonoro.it/2016/05/13/speciali/jan-st-werner-the-star-pillow-david-fiuczynski-viaggio-al-termine-della-notte-22/
Franco Pitone 13/05/2016


Trovo questa sia une delle più belle releases dedicate all'uso spaziale dei droni ascoltate dall'inizio dell'anno. Uso questo aggettivo perchè il lavoro prodotto dall'italiano Paolo Monti riesce, in modo sublime, a donare la percezione dell'assenza di peso e riesce altresì ad allargare i confini dell'ascolto oltre la soglia della stanza, dilatando al massimo la coscienza dell'infinito. Una sospensione temporale registrata dal vivo al BTomic, in quel di La Spezia, che travoge e rende leggeri al tempo stesso grazie al suono di una chitarra che viene filtrata ed elaborata per la durata di 47 minuti, in un lungo sogno dronico colmo di vita.
Mirco Salvadori, Rockerilla, Maggio 2016 


The Star Pillow is the name given to Paolo Monti’s guitar driven, drone/ambient, and experimental musical project. It’s an act that was born in December of 2007, and since gone on to release seven dynamic releases, including Monti’s latest work, a solo guitar album titled ‘Above’.
Mastered by James Plotkin and released through American cult label, Time Released Sound, ‘Above’ is an album designed to take listeners deeps into space, blending realities with classic, ambient drone and celestial orchestration from Monti’s own imagination. A five track piece that expands into a forty-five-minute journey of cosmic, guitar centered sounds.
Opening track ‘The Long Now’ begins the cosmic conquest that Monti has designed, bringing together evocative sounds and expansive tones to creates a spatial excursion like nothing else. The track brings forward the soothing sensations of weightlessness, offering emotive glimpses into a deep sensory trip that is hard to return from. It’s tracks like this, and the sparkling ‘Sleeping Dust’ that most vividly portray that isolated wonder of space, bringing the dark, but fascinating call of the universe into almost any occasion.

Though it lacks the immediacy and empowering style of other experimental works, ‘Above’ excels in creating its own sense of wonder.
07/04/2016 http://www.anthemreview.net/post/141925470362/the-star-pillow-above-the-star-pillow-is-the


Attivo più che mai, il toscano Paolo Monti aka The Star Pillow, reduce tra l’altro da un recente mini-tour europeo. È la volta di Above, registrato sempre in solitaria tra le mura amiche del BTomic di La Spezia (giusto uno dei proprietari, Jacopo Benassi, ad assistere a quest’ennesima sua prova atmosferica e sognante) e pubblicato dalla californiana Time Released Sound (c’è tanta Italia nel suo catalogo, verificatelo ed ascoltate sul suo spazio Bandcamp per farvi un’idea).
Monti adora architettare suite nelle quali la chitarra sembra ergersi a volo d’angelo (compresi fantasmatici accenni vocali in “The Long Distance”) tra i pensieri dell’ascoltatore assorto: la suadente “Celeste” o la più metallica “Sleeping Dust”, per non dire poi delle volute magiche di “Siderale”, dove si tocca un vertice espressivo che sinceramente mi ha sorpreso (quasi uno stacco netto rispetto al resto del disco). Chiude la più dark “Here”, a suggello di un album al solito frutto di onestà compositiva ed ispirazione mai doma. Se ci seguite, sapete bene che consigliamo da tempo le uscite di Monti: questa in particolare, mi sento personalmente di aggiungere.
Maurizio Inchingoli 30/03/2016   http://www.thenewnoise.it/the-star-pillow-above/


Un viaggio attraverso paesaggi lunari, immersi in un costante senso di sospensione, di mancanza di gravità. L’afflato cosmico permea  nella su interezza “Above”, nuovo capitolo del progetto The Star Pillow del chitarrista Paolo Monti pubblicato dalla californiana Time Released Sound. Le quattro tracce, frutto di altrettante improvvisazioni registrate in solitudine ed  in presa diretta all’interno di un club di La Spezia, compongono un flusso coinvolgente ed estraniante, che proietta in un universo emozionale capace di avvolgere e rapire con la sua densità di percezioni.

“The long now” apre il percorso con le sue liquide trame scandite da un incedere regolare, che rimanda al ritmo lento e costante della respirazione di fronte ad uno scenario vasto ed inatteso. Questo impatto iniziale si amplifica nella successiva “Celeste”, sulle cui solenni modulazioni si innestano taglienti lame di suono che salgono fino a deflagrare in un vortice di accecante luminosità che ne segna la conclusione. Con “Sleeping dust” il tono vira verso una dimensione di maggiore rarefazione e quiete, che lascia emergere in filigrana flebili accenni melodici che conducono verso una rinnovata maggiore densità di suono, che torna prepotentemente nelle meditabonde tessiture di “Siderale”, ancora una volta segnata da vibranti schegge che navigano in un fondale indistinto e senza limiti percepibili.  Nebbiosa e soffusa è l’atmosfera della conclusiva “Here”, che con la sua graduale decompressione segna la fine di un viaggio che ha il sapore di una lenta deriva tra affascinanti e solitari paesaggi siderali. 
18/03/2016 https://sowhatmusica.wordpress.com/2016/03/18/the-star-pillow-above/


Time Released Sound have done it again: releasing an insanely packed album that you cannot buy because it’s already sold out. So you can look at the special edition that you’ve missed, but we’ll simply talk about the music and the standard CD release (which also has a great cover by the way).
Star Pillow is Paolo Monti (Italy), a name hitherto unfamiliar to me but a glance at his bio learns that he has an impressive track record. And that is something this album shows, too.
Above was recorded live, ‘in a solitary afternoon concert with closed doors and an empty club’.However: it sounds like a carefully crafted and well balanced studio recording.
The music is reflected by the image on the cover: it takes you on a weightless voyage, ‘a soothing, slow-motion floatation sensory trip into the atmospheres of your own mind..’
Peter Van Cooten 16/03/2016
http://www.ambientblog.net/blog/2016-03-16/shortlist-2016-7/


Non si può nascondere un certo soddisfatto orgoglio nel vedere che un altro artista italiano – dopo i variAlessio BalleriniGiulio Aldinucci e Francesco Giannico – ha richiamato l’attenzione dell’etichetta californiana Time Released Sound, specializzata in preziose edizioni limitate di sperimentazione neoclassico-ambientale. La sensazione è tanto più valida nel caso del chitarrista toscano Paolo Monti, ormai da tempo artefice – in solitaria o con la collaborazione di Federico Gerini – del progetto The Star Pillow, che nella sua ormai quasi decennale esperienza ha intersecato la sua ambience chitarristica con linguaggi acustici e persino timbriche jazzy.
Le cinque tracce di “Above” proiettano dunque nella galassia ambient-drone internazionale un’idea musicale sapientemente sviluppata in maniera poco più che casalinga, con una cura sempre rivolta a suggestioni di un evanescente paesaggismo emozionale. La dimensione intima e personale delle creazioni di Monti ricorre appieno nella stessa genesi del lavoro, registrate in presa diretta e totalmente solitaria in un locale di La Spezia, dunque secondo modalità adatte a catturare timbriche e sensazioni fuggevoli, così come le minute vibrazioni sonore esclusivamente prodotte dalla sua nuova chitarra.
Tutti i brani seguono movimenti lenti e graduali, a partire dalle prolungate modulazioni dell’iniziale “The Long Now”, che dispensano loop sinuosi in un impercettibile crescendo di calde timbriche ambientali; è il preludio all’orchestralità romantica della successiva “Celeste”, i cui dodici minuti, al pari dei tredici dell’ ascensionale “Siderale”, dischiudono orizzonti emozionali sconfinati, sospesi in uno spazio decompresso e sempre più indefinito. Il processo di progressiva dematerializzazione delle frequenze prodotte dalla chitarra di Monti, non è tuttavia alieno da tremule vibrazioni particellari (“Sleeping Dust”), che ne scandiscono dinamiche che solo in ultima istanza svaporano in persistente rarefatte (“Here”), in una dissolvenza in un certo senso corrispondente al ritorno a una realtà materiale, dopo il viaggio a mezz’aria di oltre tre quarti d’ora di “Above”.
Per quanto le stesse note di presentazione del lavoro non ne indichino una qualche matrice concettuale, il suo stesso titolo e quelli delle tracce d’apertura e di chiusura (“The Long Now” e “Here”) ne suggeriscono una collocazione travalicante coordinate spazio-temporali canoniche. Il linguaggio ambientale di The Star Pillow, che in “Above” raggiunge lucida manifestazione, non conosce infatti “qui e ora”, bensì si colloca spontaneamente “al di sopra”, su un piano di incorporee percezioni ambientali.
https://musicwontsaveyou.com/2016/02/14/the-star-pillow-above/
Raffaello Russo 15/02/2016 

The Star Pillow è una band sperimentale e ambient di Massa Carrara. “Il 14 Febbraio 2016 esce il nuovo album solo chitarra “Above” per l’etichetta cult Americana Time Released Sound con il mastering a cura del guru James Plotkin”, come leggiamo dalla pagina facebook della band. In questo album vi sono tappeti sonori tipicamente ambient. Poi ci sono “pochi, scarni elementi melodico-armonici, che brillano dentro forme chiuse, dove misurati tocchi di improvvisazione, fra piano acustico e chitarra elettrica dilatata, contribuiscono ad una decantazione della materia sonora, del flusso emotivo”, come possiamo ancora leggere dalla loro pagina facebookThe long now è il primo pezzo presente in questo album. Ascoltandolo la nostra mente viene portata in un luogo onirico e surreale, un luogo al di là dello spazio e del tempo, un luogo dove tutto sembra fondersi come in un immenso buco nero. C’è qualcosa di estremamente evocativo e mistico in questa canzone. Spirali sonore alquanto tetre e cupe attraversano il pezzo che trasmette grande ricercatezza sonora. La musica di The Star Pillow può facilmente essere accostata alla musica deiSigur Ros nonostante la loro musica sia prettamente strumentale. Che energia e che splendore scorgiamo ascoltando questa band italiana dal respiro internazionale. Ascoltare i The Star Pillow vuol dire imbarcarsi in un viaggio di sola andata per una dimensione impalpabile e inconsistente, una dimensione nella quale perdersi e “annegare” sovrastati dal luccichio e dall’intensità di sensazioni lontane. Celeste è il secondo pezzo dell’album, pezzo alquanto lungo e abbastanza in linea con il precedente. Il “viaggio nell’assurdo” continua e l’ascoltatore si trova ad avere a che fare con sensazioni ed emozioni tradotte in musica, sensazioni ed emozioni che diventano suoni oltremodo pregiati e raffinati. Che abisso profondo e intimo descrive questa canzone oltremodo delirante. Ci sono anche suoni lancinanti in quest’odissea sonora che sembra interminabile. Sleeping dust è alquanto funerea e densa di tetraggine. Ascoltando questa canzone si ci immerge in un luogo prezioso e fatato. The Star Pillow sembra portarci in uno spazio siderale con la sua musica ambient all’insegna della sperimentazione e dell’elaborazione sonora. In questo pezzo ci sono suoni che sembrano gocce d’acqua che cadono in una caverna millenaria. Fisicità e calore umano trasmette anche questo pezzo sicuramente allucinante. Siderale è il quarto pezzo di questo splendido album. Questa canzone sembra voler trasmettere frustrazione, deliro e parossismo. Chi si avvicina alla musica diThe Star Pillow di certo si innamora di lei: una musica per visionari e sognatori, una musica non per persone comuni. L’album si conclude con Here, un altro pezzo adamantino di rara luce e bellezza, canzone nella quale bagliori di luce scintillanti investono l’ascoltatore, bagliori di luce di indefinibile fascino e splendore. 26/02/2016     http://systemfailureb.altervista.org/the-star-pillow-above/

The Star Pillow was created by Paolo Monti in 2007 who is an Italian artist based in Livorno who has released seven albums so far. Monti spreads his guitar ambience along with dark soundscapes, slide floating guitars in the atmosphere and drones. "Above" consisting of five tracks is a journey into haunted atmospheres surrounded by mystery. Gorgeous music!
http://timereleasedsound.com
http://thestarpillow.blogspot.cl
Guillermo Escudero February 2016
 http://www.loop.cl/index.php?option=com_content&task=view&id=1237&Itemid=27

Continua ad ingrossarsi la discografia di Paolo Monti: “Livorno” pulsa ancora della propria energia latente e seducente, “Above” entra scivolando lemme tra solchi colorati di buio sci-fi esteso nel Cosmo contemplative. Contemplazione è assorbimento di energia, questo è il catalizzatore di “Above” nelle sue cinque tracce. In questo percorso Paolo Monti si allinea ai grandi contemplatori che siano Alio Die, Eric Wøllo, per citare alcuni esponenti della musica ambient sospesa tra droni e dilatazioni: sulle basi di synth e lavori di loop per ammansire le sei corde tra le dita, l’aspetto quantico, molecolare di un pulviscolo invisibile diviene suono nel momento stesso in cui il player inizia la sua ascesa verso il nulla. L’apparente nulla … apparente …“The Long Now”, “Celeste”, “Here”, inflesse o accese, permeano l’atmosfera nella lettura di quel buio/non buio, di quel sottile, boreale e luminescente irradiamento di energia che è luce stellare o suono, assenza e presenza, tensione e relax, piccoli contrasti armonici contenuti nei solchi del digipack o nella produzione digitale. Dimenticate lo spazio come pionieri di una umanità progredita, dimenticate l’Apollo 11, i Voyager, gli Shuttle; in “Above” esiste solamente l’Uomo nella sua cruda essenza, l’ìUomo che contempla e medita, si abbandona al respiro e alla vibrazione perpetua, lo scopre nella musica di Paolo monti. Dimenticate …Nicola Tenani  06/03/2016 
 http://soundsbehindthecorner.org/the-cave/1779-the-star-pillow-above.html


RECENSIONI "LIVORNO" (Taverna/ManzaNera 2015)



… un pretesto, a dire il vero, per giocare con la malinconia, per suonare le pause, alludere e non dire. Questa la dichiarazione-chiave che mi ha colpito leggendo la cartella stampa del nuovo lavoro breve, in pratica un ep svolto a due mani (col sodale pianista Federico Gerini), del toscano Paolo Monti (in passato nel giro Setola Di Maiale). “Livorno Minore”, per fare un esempio, mostra con violenta delicatezza atmosfere rarefatte composte da chitarre e pianoforte al limite del cameristico, simili al post-rock di una volta – pensate ai Rachel’s, per fare un nome pure scontato – ma come lo può immaginare un europeo del Mediterraneo. Dunque è un album monotematico, questo Livorno, appoggiato a una concezione di città vissuta nel profondo, accarezzata e vista dal finestrino di un automobile che si incammina al rallenty per il lungomare in inverno (“Livorno Segreta”). Il viaggio si conclude con le note all’apparenza più in libertà della lunga “Livorno Domani”, ancora più minimale del resto, che si sostanziano dando come risultato una sorta di sfilacciata cantilena che rimane poco definibile. Quasi banale pensare a un fiume di sensazioni che sfocia in un mare che accentua la voglia di perdersi all’orizzonte. Questo deve aver pensato il malinconico Monti, e lo ha “pensato” bene.
Maurizio Inchingoli 11/10/2015
http://www.thenewnoise.it/the-star-pillow-livorno/




Una breve cartolina in musica, cinque istantanee dello stesso scorcio colto da prospettive diverse. Non bisogna andare lontano per comprendere fonte di ispirazione e suggestioni alla base di “Livorno”, nuovo Ep di The Star Pillow, che dopo la recente esperienza acustica solista di Paolo Monti in “All Is Quiet”, rinnova il sodalizio con Federico Gerini all’insegna di un paesaggismo ambientale tanto semplice quanto fittamente popolato di sensazioni.
Vi è ben poco di concettuale e molto, invece, legato alle sensazioni nelle cinque pièce nelle quali si articola il lavoro: le note del pianoforte di Gerini, che risuonano placide nel vasto ambiente sonoro della title track, sono poi sottoposte a una serie di variazioni tematiche, dal contenuto dichiarato nel titolo di ciascun brano.
Così, “Livorno minore” e “Livorno segreta”, si insinuano in ombre notturne, carpendone istantanee senza peso, in “Livorno lontano” prende il sopravvento la nostalgia, veicolata da un panorama sonoro dai contorni vagamente annebbiati, mentre la conclusiva “Livorno domani”, che con i suoi sette minuti corrisponde a oltre un terzo della durata totale dell’Ep, rappresenta uno sguardo rivolto alle possibilità future, con un misto di ansia e speranza ben rappresentato dalla combinazione del romantico minimalismo del piano con l’ambience di fondo, fatta di sibili ed esili drone.
È proprio l’associazione tra i fondali sonori, mai invadenti, modulati da Monti con effetti chitarristici e live electronics, a colorare di volta in volta gli scorsi ricamati dal pianoforte da Gerini, in una simbiosi che sviluppa in chiave neoclassica l’impostazione di “Fattore ambientale”, confermando in maniera estremamente suggestiva lo vocazione del duo a un descrittivismo cinematico, dai placidi contenuti emotivi.
Raffaello Russo 05/09/2015
http://musicwontsaveyou.com/2015/09/05/the-star-pillow-livorno/


Taverna Records e Star Pillow … in realtà Taverna è Star Pillow, il salotto in cui il duo si assesta tra pareti sonore ed acustiche domestiche e protettive, tra viaggi onirici e cosmici: in “Livorno” tra cuscini di piumette minute che ne rendono ancora più soffice e fragile la composizione.
“Livorno” è un concept album dedicato alla città toscana: cinque piccole suite diafane per toccare con garbo strati intimistici del suono, plettrate distaccate come lo sono le note del piano, backstage del suono gestito da ‘pattern’ estesi in sincrono con il downtempo del suono; l’assenza di voce aumenta la dimensione pittorica del dischetto.
Come un acquerello, vedete “Livorno” così, un acquerello ove il cielo brumoso si sfuma nel mare invernale, piatto, silente.
Non è la città del porto e delle partenze, degli arrivi frenetici, delle passeggiate sulla lunga promenade a scacchi e la balconata sul mare e se lo fosse, lo sarebbe in un’era, in una dimensione, distaccata dal mood cittadino per divenire metafisica della solitudine, della contemplazione.
Cinque tracce brevi: solamente il finale, “Livorno Domani”, si concede con oltre sette minuti di suite minimalistica, sospesa, dolcemente penzolante come una ragnatela coperta di brina, nessuna partitura per il piano definita se non la presenza di note per concedere suggestione, ipnosi.
Paolo Monti e Federico Gerini sono l’anima del progetto ma protagoniste sono le loro stesse anime, abbandonate sull’onda del trasporto di un piccolo album che ha il valore di un cameo.
Nicola Tenani

Del progetto Star Pillow ci siamo occupati da queste parti in un paio d’occasioni, in specie relativamente al loro mirifico lavoro del 2012, “Fattore Ambientale”. Il duo composto da Paolo Monti e Federico Gerini ritorna sulle scene licenziando quello che può essere considerato il ‘settimo sigillo’, il mini album “Livorno”, che possiamo contemplare come una lunga suite ispirata a Livorno, in cinque movimenti, per soli chitarra e pianoforte a coda, di squisita matrice ambient. L’ansia indefessa di sperimentazione sonora dei Nostri, dapprima approdante a una sorta di suono pencolante tra industrial e minimalismo, tra cavalcata deviante negli obliqui territori della “possible music” e staffilate di superba ispirazione avant-garde, tali da farli assimilare a mostri sacri quali Brian Eno, Steve Reich, Gavin Bryars, al lato più sperimentale di un Miles Davis (tutti nomi che fanno tremare il sangue…), li conduce, adesso, con questo lavoro, a sonorità di quieto minimalismo meditativo, un morbido tappeto di note d’ambiente sospese su immaginari abissi sonori. Sin dall’incipit, Livorno, il sound si palesa come un’eco di mera lontananza, una quieta meditazione per piano e chitarra sul senso del crepuscolo imminente. Le opere per piano solo di Glass, il tratto più intimistico di un Harold Budd, ma soprattutto la grande dimensione contemplativa di Fennesz, sembrano riecheggiare nei vari capitoli di questo prezioso disco. Attraverso il nastro armonico che si snoda tra un frammento e l’altro, con abile sapienza strumentale e solida capacità concettuale, il progetto Star Pillow decolla verso notevoli picchi di qualità. Fino ad assurgere alla pienezza contemplativa nell’ultimo segmento, il più intenso, Livorno Domani, una cascata sincopata di suoni argentei, nel cui baluginio s’invera il concetto di arte autentica. Grande prova di maturità, qualora ve ne fosse mai stato bisogno.
Rocco Sapuppo 08/08/2015
http://www.distorsioni.net/rubriche/fermoposta/fermoposta-it/livorno


Se prendi il suono di “Livorno“, settimo lavoro dei The Star Pillow, ci puoi vedere attraverso, tanto è sottile la patina con cui è fatto. Quello in oggetto è un mini concept album fra ambient e minimalismo, in due soli strumenti: chitarra elettrica dilatata e pianoforte a coda. E’ un buon disco? A tratti la sensazione è che l’estetica abbia il sopravvento sull’insieme, perché il suono è davvero… trasparente e i brani faticano a mostrare una personalità chiara e definita. Quindi, tornando alla domanda, diciamo che è un album che si lascia ascoltare (complice una durata ridotta all’osso, ovvero 18 minuti) ma fatica a ritagliarsi un suo spazio nella memoria dell’ascoltatore una volta messo via il compact. Insomma, perfetto come colonna sonora notturna (anche in questa torrida estate 2015) però manca qualcosa a questo compact. Forse delle immagini in grado di indirizzare l’ascolto? Un modo come un altro per dire che come soundtrack per un cortometraggio questo lavoro dei The Star Pillow funzionerebbe alla grande. Il pezzo migliore? La bellissima title track iniziale.
5/08/2015
http://www.distopic.it/the-star-pillow-livorno/


Ho tra le mani—in senso figurato—il nuovo EP dei The Star Pillow, Livorno, da inizio marzo, e una volta che sarà uscito, il prossimo 22 maggio per Taverna Records e Manzanera Label, avrete i miei stessi motivi per esserne incantati. Progetto musicale dei toscani Paolo Monti e Federico Gerini, The Star Pillow è in piedi dal dicembre 2007; in questi quasi dieci anni, i due, hanno saputo interiorizzare le organicità più tipiche dell'ambient con le dimensioni scarne e intense della melodia, trasformandole in composizioni quiete, dilatate nel tempo, ma soprattutto nello spazio. Vi basterà sapere che qualcuno (The Wire, Blow Up) prima di noi ha associato il loro nome a Eno, Badalamenti, Steve Reich, Teho Tehardo, Glass e tanti altri.
"Livorno consiste in cinque variazioni su uno stesso tema per solo piano a coda e chitarra più o meno dronica," mi spiega Paolo, "è un ringraziamento e un ritratto a una città che mi ha emotivamente arricchito molto, nelle sue cinque sfumature principali. Rispetto ai lavori passati di Star Pillow si discosta parecchio come progetto nelle sonorità se non altro, ma ne mantiene le architetture più profonde."
L'intento dell'EP è quello di dipingere un quadro emotivo, più che realistico della città, e l'estratto di cui vi proponiamo il video oggi—la title track—ne è il perfetto esempio. "Abbiamo utilizzato materiale girato in un viaggio in Australia pensando che usare immagini di un luogo dall'altra parte del mondo rispetto a Livorno, potesse essere metafora della rappresentazione di uno stato d'animo piuttosto che descrittivo di un luogo. Livorno dunque non esiste, è un caso, un luogo come tanti a cui si associano pensieri, stati d'animo ed emozioni." Quattro minuti di brezza, spiagge e campagne australiane, tutti qua sopra.
Sonia Garcia 12/05/2015
http://noisey.vice.com/it/video-premiere/the-star-pillow-Livorno




RECENSIONI "ALL IS QUIET" (Paradigms Recordings 2014)

Rarefatto e liquidamente sognante "All is quiet" entra nella mente dell'ascoltatore e si accomoda nei pertugi dell'anima regalando "pillole" di rara sensibilità empatica. A tratti accompagna, altre volte disturba, senza mai scivolare nella noiosa banalità degli stereotipi del genere. Un'opera lievemente solida. Un percorso dinamico. Senza mai dimenticare che... All is Quiet!
Mauro MGZ Guazzotti 29/09/2015

Leggendo una recente intervista a Daniele Carretti in arte “Felpa”, ho cominciato a capire cosa significhi a livello personale fare un certo tipo di musica. Dopo la fortunata tranche temporale con Magpie e OfflagaDisco Pax, forse la band più interessante del panorama indie degli anni zero, prova a cercare una sua dimensione parlando della musica come terapia piuttosto che come business, un luogo dove riscoprire se stessi nel modo più vero possibile senza il peso e l’apprensione per i numeri.
Star Pillow da Livorno probabilmente la pensa alla stessa maniera. Anche lui, come il suo collega emiliano, non propone un prodotto easy-listening ma easy-going, un diffusore di calma e tranquillità che sa viaggiare sui bordi ed esplodere al momento giusto. Paolo Monti da Livorno è il deus ex-machina di questo All is quiet, suo sesto lavoro in studio che si articola in sei tracce a metà tra ambient e post rock portato all’estremo.
La prima metà del disco formata da No more beige Sunday, Trap for freaks e Green è solo un assaggio in chiave Mogwai-Sigur Ros di ciò che verrà ampliato profondamente nelle tre tracce seguenti. Con Equestrian, We were all going to die e Still together against the great darkness l’atmosfera diventa più cupa, i tempi si dilatano ed anche alle pause viene data voce. Le paure più profonde sono racchiuse qui, sebbene un fondo di speranza si riesca a cogliere anche in questo abisso.
Le influenze? Monti è lapidario sul suo profilo facebook: tutto quello che ho dentro. Ed ecco qui la terapia di cui parlavamo, un uomo che gioca con la musica e trova tutto ciò di cui ha bisogno.
Un cuscino di stelle sul quale far riposare i nostri, troppi pensieri. Di cos’altro potremmo aver bisogno?
Stefano Capolongo 02/09/2015
http://www.impattosonoro.it/2015/09/02/recensioni/the-star-pillow-all-is-quiet/

Dietro l’intestazione si cela la figura di Paolo Monti (chitarra, pedali…), al sesto lavoro ufficiale con questo nome. Da subito si fanno notare gli intensi crescendo di “Trap For Freaks”, eterea e porosa allo stesso tempo, e la più fragile “Equestrian”, persa in estatiche rifrazioni di suono. Così Monti, senza far troppo rumore (del resto ci fa sapere che l’album è stato registrato nella stanza accanto a quella della figlia, mentre questa dormiva), se ne esce con un lavoro coerente e piuttosto monolitico, come i quattordici minuti della metallica e possente “We Were All Going To Die” dimostrano in maniera inequivocabile, contraddistinto da un forte senso di uniformità di stili, e ci accompagna placido verso un ipotetico oltre-mondo fatto di copiosi drone che si spalleggiano evocando cadute e risalite immaginarie, pensate anche ad un’accogliente placenta che ricorda da vicino certe atmosfere à la Kranky (si ascolti in particolare “Green”). Va da sé che non stiamo scrivendo di un disco imprescindibile, ma ci piace sottolineare la passione che si scorge tra queste note, suonate in maniera ferma e convinta dall’appartato musicista toscano. Promosso.
Maurizio Inchingoli 24/06/2015
http://www.thenewnoise.it/the-star-pillow-all-is-quiet/



Parziale cambio di rotta per The Star Pillow, che torna come agli esordi ad essere composto dal solo Paolo Monti: All Is Quiet è più vicino all'ambient drone ed è stato composto e registrato in diretta con chitarra elettrica, pedali, archetto e spazzole in un paio d'ore.  Nel silenzio di una stanza vuota, in una casa nuova, con le cuffie per non disturbare il bimbo che dorme dall'altra parte del muro: così nasce questo disco, ed è un momento magico che per fortuna delle nostre orecchie è stato registrato. Composto da cinquanta minuti di suoni di chitarra dilatati e sovrapposti, All Is Quiet è un viaggio psichedelico tra tinte pastello e momenti più scuri, con una freschezza ed una qualità del suono notevoli che permeano il disco e lo rendono superiore alla media; non è un caso che il disco esca per l'inglese Paradigms, da sempre interessata a questi suoni e abituata a pescare qua e là anche nel sottobosco italiano.
Emiliano Grigis 08/05/2015
http://www.sodapop.it/rbrth/reviews/2168-the-star-pillow-all-is-quiet-paradigmstaverna-2015.html



Al posto delle usuali atmosfere tra post rock e jazz, il ritorno di Paolo Monti aka The Star Pillow è all'insegna di una ricerca musicale tutta basata sull'uso creativo della chitarra. Sfiorata, brutalizzata, carica di distorsione o trattata con effetti brumosi che la fanno somigliare a un synth cupo o addirittura a un organo da chiesa, la sei corde di Monti rifulge di mille colori diversi che abbagliano e ammaliano l'ascoltatore. Frutto di una registrazione assolata in presa diretta, "All is Quiet" è un tesoro inesauribile da gustarsi con studiata lentezza.
7/8 Stefano Bizarre Quario
Blow up Marzo 2015


Voto: 7/10
Due ore in presa diretta imbracciando la chitarra (registrazione tecnicamente ineccepibile…), giocando con la pedaliera del looper, magnetizzando ed autoipnotizzandosi nella genesi dronica: Paolo Monti, oggi solo come Star Pillow, nell’uso del plettro/transfer psichico e traslato, con gentilezza e grande senso di pace, entra in se e trova l’armonia, quasi mistica per certi aspetti di un album silente, sci-fi ma non in senso fisico, astronomico, ma proprio, sinceramente, ascetico.
Nel Cosmo s’incontrano pianeti, asteroidi, stelle e silenzi ed in quei riposi, occasionalmente, come in questo viaggio astrale cosciente e sub-cosciente, s’incontra la matrice mistica, il proprio ‘io’ divino.
I più fortunati, o solamente chi è innocente, in purezza, Dio.
Mogwai o God Is An Astronaut divengono parallele ricerche d’ambito dronico, meno orchestra in questo album e più estensione, il plettro allunga le corde, estende come propaggine il sound e diviene la dolcezza in termini psichici di una rilassatezza che non ha fine, che diviene Pace perché dentro Monti c’è una grande pace.
Sei lunghe tracce, nemmeno troppo: solo in alcuni frangenti si superano i dieci minuti ma è il tempo che necessita, il tempo che serve senza divenirne sottomessi, tutto è così dilatato che anche una lacrima, un capello, un sorriso, diventerebbe parte di un’eternità senza margini, senza confine.
Se in “Trap For Freaks” è il distacco totale, le sei tracce sono un’escalation progressiva sino a quella forma suprema di suono che diviene sensazione, pulsione interiore, appunto mistica nel finale, “Still Together Against The Great Darkness”, parabola silente dove capire è opportunità, concepire è meglio ancora.
Duecento copie in limited edition per un album generato nella serenità, generato per mantenerne i contenuti.
 Nicola Tenani 08/02/2015

A due anni di distanza dal valido “Fattore ambientale”, Paolo Monti torna a dischiudere il proprio personale universo ambient-drone, dopo aver trascorso l’anno intercorso a sviluppare il profilo più schiettamente jazzy del proprio progetto The Star Pillow, condensato nei due dischi “The Beautiful Questions” e “Via del Chiasso”.

Tanto personale, fin dal titolo, è la dimensione di “All Is Quiet” che lo stesso Monti ne racconta la creazione in completa solitudine, in una stanza vuota che chitarra ed effetti hanno riempito con il suono prima ancora che potesse farlo la quotidianità della vita. Di quella solitudine, le sei tracce del lavoro colgono con capacità immaginifica il sapore dolce della proiezione al futuro e quello inquieto del vuoto e dell’incertezza. Tale altalena di sensazioni si rispecchia nella sequenza dei brani che, pur plasmati dal medesimo impianto strumentale, presentano durata e contenuto variabili: si parte con i poco più di due minuti di arpeggi e riverberi prolungati di delicatezza aurorale di “No More Beige Sunday” per immergersi ben presto in correnti di saturazioni ipnotiche (“Trap For Freaks”), fino ad arrivare ai quattordici claustrofobici minuti della torbida sinfonia dark-ambient “We Were All Going To Die”.

Il contenuto del lavoro permane tuttavia in prevalenza improntato a moderata positività, che traluce dalla gentile speranza di armonie particellari modulate nelle risonanze di “Green” e dalle calde tonalità prodotte dall’archetto in “Equestrian”. E gli stessi dodici minuti della conclusiva “Still Together Against The Great Darkness” guardano in faccia il futuro con la serena consapevolezza che il vuoto ambientale potrà continuare ad essere riempito dal baluginio lentamente dosato dalle frequenze prodotte da una chitarra.

Quella di Paolo Monti è riuscita in a rendere tangibile “All Is Quiet” l’atmosfera sospesa di una stanza, universalizzandone suoni e sensazioni in un’ambience che attraversa le tenebre per aprirsi alla fioca luce del sentimento, dispensando istantanee e piani sequenza dallo spiccato contenuto evocativo.

Raffaello Russo 07/02/2015


L’incipit è reiterazione di arpeggio di chitarra sognante e in modalità post-rock etereo, ma inganna e molto, dato che i poco più di due minuti dell’iniziale No More Beige Sunday si sfaldano presto in lunghe, se non lunghissime, suite ambient-droning che formano l’architrave di All Is Quiet. L’album numero sei per la sigla The Star Pillow - sigla dietro la quale si cela l’unico responsabile, Paolo Monti – è infatti una melassa stordente di suoni estatici che l’autore ricava prevalentemente da chitarra, archetto e pedali, e da una session notturna in una stanza completamente vuota.
E un senso di vuoto cosmico, o meglio, di totale abbandono al flusso sonoro colpisce più volte durante l’ascolto di All Is Quiet, nonostante dalla struttura (e)statica fatta di riverberi, echi, feedback emergano geometrie e micro-melodie a volte sfumate, a volte percepibili appieno, come accade nell’ottima Trap For Freaks, in cui le sparse note di chitarra di cui sopra salgono e scendono come un’onda sinusoidale sopra un tappeto di drone ascensionale, o come nella algida sospensione di Equestrian, dilatata e prossima alla stasi. Il discorso si incupisce assai nelle conclusive We Were All Going To Die e Still Together Against The Great Darkness che da sole occupano più della metà del minutaggio dell’album: la prima riprende il droning della citata Trap For Freaks ma ne offre un contraltare in nero, tanto è cupa e ossessiva, mentre la seconda è un puro capolavoro di struggente malinconia chiesastica da brividi.
Dopo aver toccato lande da post-rock elettronico e improvvisazioni radicali nei precedenti lavori – ricordiamo The Beautiful Questions e Via del Chiasso dello scorso anno editi su Setola Di Maiale e Taverna – Monti sembra aver trovato una via efficace e personale, oltre che emotivamente coinvolgente.
Stefano Pifferi 25/01/2015
http://sentireascoltare.com/recensioni/the-star-pillow-all-is-quiet/


The Star Pillow is Italian Ambient-Drone artist Paolo Monti, and I really can’t tell you much more about the band because the press release is in Italian. That’s OK, though, because in a way, I like the idea of listening to their latest release, All is Quiet, without any sort of context.
So, what is The Star Pillow? Well, when track 1, “no more beige sundays” began, I though, “Oh, this is just your standard, minimalist post-rock.” There’s a calming, high-register guitar riff repeating through the track’s 3 minutes, and not much else, but it’s pleasant, and it’s the kind of thing I listen to lately. Then, the second track, trap for freaks” begins.
From this point in the album, the post-rock guitar pulls back, and that droning feedback/bow/whatever-else Monti is using to create that bassy hum joins in. The rest of the album’s nearly 50 minutes sound like that: sparse post-rock-style guitars in the background playing bright, hopeful tones while the drone becomes more and more ominous. The dichotomy is striking, and while it does paint the usual musical soundscapes that I normally describe when talking about post-rock, it definitely makes me feel some kind of way, and I am totally down with it.
By track 4, “equestrian,” the hum has completely taken over. There’s a sort of melody, a sort of pattern to the hum, but it feels so wide, so open, with no real sonic landmarks, or even percussion, to denote movement through the song. Instead of moving forward, I felt like I was floating though the song, letting the sonic tides rock me gently back and forth.
The final two tracks, “we were all going to die” and “still together against the great darkness” are the most ominous, as the low, bassy drone slowly gets louder and higher before coming to a climactic wall of sound.
The Star Pillow’s All is Quiet is moody, atmospheric, and dream-like, and manages to pull of a sense of foreboding without getting loud or confrontational.
All is Quiet is available from Taverna Records’ bandcamp page, or on limited-edition vinyl though Paradigm Recordings.
3/5 stars
-Jason
21/01/2015
http://toeleven.net/2015/01/21/review-the-star-pillow-all-is-quiet/


RECENSIONI  "THE BEAUTIFUL QUESTIONS" (Setola di Maiale/Taverna Records 2013) 

The Star Pillow nasce come progetto solista di Paolo Monti (chitarra ed elettronica). Con il terzo album Fattore Ambientale il progetto prende la forma di un duo con il pianista Federico Gerini. A un anno da quell’album ritornano con ben due album, scelta molto coraggiosa considerato il periodo non eccelso per la discografia.
Ma il coraggio viene dimostrato nell’approccio compositivo e nella totalità nell’esprimere il proprio concetto di musica. The Beautiful Questions è un vera e propria ricerca dell’intimità e sensisbilità ambient all’interno di un laboratorio musicale: infatti c’è la relativa linearità di “The rootz of Amazement” che si contrappone alla completa destrutturazione sonora di “happy to be dirty“; in principio c’è “On, in..out” nella quale queste contrastanti atmosfere vengono conciliate.
Voto 7/10
Nicola Orlandino 16/09/2013
http://www.sonofmarketing.it/the-beautiful-questionsvia-del-chiasso-the-star-pillow/



La musica a volte ha il potere di permetterci di smarrire la cognizione del tempo, seguendone le trame sonore l’io superiore ha la forza di volontà di perdere ogni recondita determinazione fluttuando nella dimensione assoluta della cognizione sensoriale, senza più forma, dolore, emotività, tridimensionalità.

In questo stadio rimane solamente una bi-dimensionalità: conoscenza percettiva e quiete, le tre lunghissime tracce di “The Beautiful Question” sono cromie astratte in cui smarrirsi, il combo composto da Paolo Monti e Federico Gerini mantiene in se le caratteristiche principali di “Fattore Ambientale” prendendosi la licenza di volare altrove, liberi di esistere nell’avanguardia più pura, sempre eleganti, sempre minimalisti, ma quel meccanismo di post-rock sinfonico si rompe inalando la creatività dell’improvvisazione controllata, le due entità si scindono non più fuse assieme, divenendo personalità distinte che cercano la nuova amalgama senza forzature, compromissioni: la luce esiste assieme al buio, l’estetica razionale trova nell’avanguardia sonora il giusto speculo, tutto l’insieme si manifesta corale e l’armonia ha nell’irrazionale la sua potenza espressiva, libera di esprimere un mood creativo, assoluto.

Con questo spirito inizia l’album e se “On, In … Out” nasce e cresce tra due individualità distinte, l’amalgama lentamente diviene compatta, la sinfonia slacciata tra la chitarra ed il piano gradualmente muta in sincronia, suite raffinata senza compromessi.

Poi tutto è quiete…

“The Roots Of Amazement” si distende, si allunga sulle note basse del piano, acustica per ritrovare la parte più introspettiva del combo, interludio lunare in grado di collegare le armonie d’apertura con le liquide improvvisazioni molecolari del terzo lungo brano, “Happy To Be Dirty”, uno spettro inquieto che ondeggia sulle note ora slegate, inquiete screpolature di musica sul confine labile dell’improvvisazione mediata e dell’ambient concreto.

Setola Di Maiale è la perfetta espressione del progetto Star Pillow oggi, magma bollente che scivola lento seguendo l’istinto, cercando la mediazione tra contemporaneo ed avanguardia, la giusta label per nuove possibilità future.

Nicola Tenani

Torna il gruppo formato da Paolo Monti e Federico Gerini con una doppia uscita, la prima a nome Star Pillow, la seconda con la collaborazione del sassofonista Bruno Romani. "The Beautiful Questions" è un riuscito album di improvvisazione ambient con tre lunghe suites, tra le quali la prima metà di On, In...Out ha atmosfere simili ai dischi di Fripp e Eno (senza frippertronics!), mentre la seconda è un seducente guazzabuglio percussivo. Mood ancora più isolazionista nel pianoforte di The roots of Amazement, ma il pezzo migliore è Happy to be Dirty, sgocciolamenti di distorsioni chitarristiche all'inizio, cascate di piano e rumore alla fine.
Voto 7
Stefano Bizarre Quario, Blow Up, Novembre 2013.


Ben due nuove uscite, solari e sonore, per una delle migliori formazioni dell’Ambient italiano in cui ci eravamo già imbattuti tempo fa.
Sull’ambient avevo già detto.
Sull’inattualità e sul bisogno di storicità della musica ci sarebbe molto da dire, ma prima c’è moltissimo da meditare, né possiamo affidarci a qualche pensiero indistinto ed in fieri mentre facciamo scivolare l’indice su tasto di riproduzione.
The Star Pillow – “The Beautiful Questions” (2013)
the+beautiful+questions+coverLe oscillazioni come struttura su cui innervare e suturare un insieme di superfici sonore sovrapposte di percussioni e suoni acustici. Le campane della chiesa sui monti si inseriscono magicamente fra i ricami della chitarre. (On, In… Out). Ma sono vere, quasi le credo parte dell’impasto sonoro.L’approccio di una musica geometrica e razionalizzante, ma che punta al suono mesmerico, finisce con lo scuotere l’inconscio, che prova a ritrovare un qualche appoggio melodico in un sogno di melodia tradito da un suono ineffabile, sordo alle richieste dell’orecchio che viene eluso e illuso. “The Beautiful Questions” scivola anche nella New Age quando per radi attimi (a metà di The Roots of Amazement) riprende certe armonizzazioni alla maniera di Vincenzo Zitello e di certo filoceltismo folk italico (non credo a una citazione diretta, ma le filigrane a volte coincidono). La terza traccia (Happy to be Dirty) si muove invece fra la psichedelia e il rumorismo, fino ad approdare ad un inatteso finale noise.
Ascoltai per la prima volta le tre lunghe tracce di “The Beautiful Questions” al tavolo di un bar sotto il sole, appesantito dalla fatica e davanti a un buon caffè: la musica fece il suo lavoro e mi ribaltò via dalla realtà, costringendomi a leggere “Il Sistema Periodico” di Levi in uno stato di semi-trance mentre le cose perdevano i loro contorni e la solitudine si faceva più solitaria e oziosa, e, fuggito dal negotium, ne trassi immenso piacere. Lasciai vegetare a lungo il disco per farlo crescere in qualità e si è rivelato ancora vivo e sgusciante ancor oggi.
Francesco Misiti, 01/12/2013
http://blogdiout.wordpress.com/2013/12/01/recensione-the-star-pillow-the-beautiful-questions-via-del-chiasso/


Con “The Beautiful Questions invece The Star Pillow ritornano nell’ambito delle ricerca  di una sensibilità ed intimità fatta di elettronica tra l’industrial più rallentato e l'ambient. Dopo l’inizio di On In…out, una passeggiata di trentatre minuti immersi nella bruma del mattino, si passa dalla linearità di The roots of Amazement alla destrutturazione sonora di Happy To Be Dirty. Brani di una certa lunghezza in cui può risultare difficile districarsi se non dedicandogli un ascolto attento. Certamente, non un progetto dal facile ascolto e con la pretesa di arrivare a molti, quanto piuttosto un modo di esprimere il proprio concetto di musica attraverso improvvisazioni e strutture fitte quanto invisibili.
Ubaldo Tarantino 13/12/2013
http://www.distorsioni.net/rubriche/fermoposta/fermoposta-it/via-del-chiasso-the-beautiful-questions

The Star Pillow The Beautiful Questions Paolo Monti et Federico Gerini  Setola di Maiale / Taverna records
Le label Setola di Maiale , drivé par l’infatigable Stefano Giust – un excellent percussionniste – ,  nous réserve toujours bien des surprises qui vont de rencontres hasardeuses, mais néanmoins réussies, à de superbes réalisations comme cet excellent the Beautiful Questions. Inconnus à ce jour le pianiste Federico Gerini  et le guitariste Paolo Monti , nous livrent une musique réussie laquelle semble plongée dans l’esthétique « au goût de la décennie passée » faite d’ambiances « répétitives », de minimalisme, de statisme , d’e-bows, etc… mais qui relève le défi  de se laisser écouter avec plaisir et surprise, sans tomber dans la posture avant-chiardiste. Une dimension mélodique s’insinue dans le traitement de la guitare et elle se marie avec  la volonté de traiter le son de manière abstraite. Point de clavier ici, le pianiste joue avec la vibration des cordes et des e-bows réitératifs. On transite, disons, de plus tout à fait ECM à post -AMM / Merbow  de la manière la plus naturelle qui soit. Après un longue séquence élégiaque et des revirements imprévisibles du guitariste, le premier morceau (On, In , Out..) se termine dans un chaos bruitiste en boucles et en crescendo stoppé net sur la résonance des cordes du piano. Une demi-heure bien passée. Le deuxième morceau, The Roots of Amazement, enchaîne sur une variante du procédé, la guitare et la caisse de résonnance du piano ne faisant qu’un. Tout fois Federico joue au clavier les notes essentielles, celles qui soulignent la texture des sons électroniques, laquelle s’efface devant un ostinato de guitare accéléré.  La musique est vivante et la démarche assumée. Sans concession aucune, cette musique qu’on pourrait, par moments, qualifier de planante, aura le chic de convaincre les fans d’Eno ou de Pink Floyd et de les faire entrer dans un autre univers, sonique et enfiévré.  Post Rock, Musique Contemporaine, Ambient etc.. peu importe … ce sont d’excellents musiciens, sensibles, lucides et qui maîtrisent leur sujet. Comme le démontre le jeu de guitare avec pédales super intelligent de Happy to Be Dirty, le troisième morceau , auquel répond la caisse du piano percutée comme il se doit. Effets et loops de la six cordes coordonnés avec maîtrise jusqu’à ce qu’un virage noise du guitariste laisse de l’espace aux commentaires du  pianiste.  The Star Pillow, peut-être, mais la musique nous tient en éveil, s’il est question du mot oreiller (Pillow en anglais), c’est que sans nul doute, cette musique mérite l’écoute. Une bonne découverte.
Jean-Michel Van Schouwburg  08/02/2014
http://orynx-improvandsounds.blogspot.be/2014/02/entre-deux-john-souffles-guitares-et.html
TRADUZIONE 
The Star Pillow The Beautiful Questions Paolo Monti e Federico Gerini Setola di Maiale/Taverna Records
L’etichetta Setola di Maiale, guidata dall’infaticabile Stefano Giust – un eccellente percussionista – ci riserva sempre molte sorprese che vanno da incontri audaci, ma nondimeno riusciti, a superbe realizzazioni come questo eccellente The Beautiful Questions. Sconosciuti fino ad oggi il pianista Federico Gerini ed il chitarrista Paolo Monti, ci consegnano una musica riuscita, che sembra immersa nell’estetica “di gusto del decennio scorso”, fatta di atmosfere che si riflettono (che rimandano le une alle altre), di minimalismo, di staticità, di e-bows, ecc, ma che raccoglie la sfida di lasciarsi ascoltare con piacere e sorpresa, senza cadere nell’atteggiamento avanguardista. Una dimensione melodica si insinua nel comportamento della chitarra e si combina con la volontà di trattare il suono in maniera astratta. Nessuna tastiera qui, il pianista gioca (suona) con la vibrazione delle corde e degli e-bows ripetuti. Si passa, diciamo, dal più strettamente (interamente) ECM al dopo AMM/Merzbow nel modo più naturale possibile. Dopo una lunga sequenza elegiaca e dei cambiamenti (capovolgimenti) imprevedibili del chitarrista, il primo brano (On, In, Out…) finisce con un caos rumorista in giri e in crescendo fermato di colpo sulla risonanza delle corde del piano. Una mezz’ora ben trascorsa.
Il secondo brano, The Roots of Amazement, incatena su una variazione del processo, chitarra e cassa di risonanza del piano facendo un tutt’uno. Allo stesso tempo Federico suona sulla tastiera le note essenziali, quelle che sottolineano la tessitura dei suoni elettronici, che si cancella davanti ad un ostinato accelerato di chitarra. La musica è viva e l’approccio sicuro. Senza alcuna concessione, questa musica, che si potrebbe, a momenti, definire sognante, avrà l’eleganza (?) di convincere i fans di Eno o dei Pink Floyd e di farli entrare in un altro universo, sonico e febbrile. Post Rock, Musica Contemporanea, Ambient, ecc… poco importa… sono musicisti eccellenti, sensibili, lucidi (chiaroveggenti) e che hanno la padronanza del loro mestiere. Come dimostra il suonare la chitarra con pedali, super intelligente, di Happy to Be Dirty, il terzo brano, cui risponde la cassa del pianoforte, percossa come si deve. Effetti e loop della sei corde coordinati con padronanza finché un girare “noise” del chitarrista non lascia spazio ai commenti del pianista. The Star Pillow, forse, ma la musica ci tiene all’erta, se è questione della parola cuscino (pillow in inglese), è che senza alcun dubbio questa musica merita l’ascolto. Una buona scoperta.


The Star Pillow is an example of how diverse improvised music can be. When one hears the term it usually brings to mind some kind of frenetic activity, with whole lot of going on in all the directions, fast lines, sudden changes, mind-boggling cascades of notes, emotional outbursts of expression. "The Beautiful Questions" are in many ways the opposite of all the above.
Three long improvisations are minimalist, filled with plenty of space, repetition. Patiently weaving the notes together, with subtle changes in the infinite loops. Spacious, meditative, peaceful quite hypnotic and charming. 
The cd begins with over half-an-hour "On, In ... Out". The first half of the piece is based on a single loop, delicate guitar notes like a crystal glass, resonating in the air, with sweet guitar adding melodic accents, countered by some harp-like sounds played inside the piano.  To listen is like watching a stream flowing over the stones in the river, the sun creating an ever changing reflections on the spring's water surface. It's easy to let yourself loose in the view and in the listening experience.
Somewhere in the middle the piece scenery changes, there's some turmoil inside the piano and the duo emerges from it gracefully, there's an echoing returning tick on the first plan, being surrounded slowly in a misty cloud of recurrent sounds. After a moment of complete silence the last passage of the piece is a full immersion in a dense glitch, until the mass of sounds become a white wall noise.
"The Roots of Amazament" are similarly dreamy, with more piano, romantic, maybe bit too sweet. "Happy to be dirty" is a defnite change of pace, filled with strange skronks and bubbles, it's more eerie, more dissonant piece with a majestic finale crescendo.
I don't know what are the questions but the answers are quite beautiful indeed. This is a kind of album that slowly seduces you and grows on you with each listening experience. Soothing, relaxing, to dream along with your head comfortably resting on a star-shaped pillow. 
07/03/2014
http://jazzalchemist.blogspot.it/2014/03/new-jazz-from-italy-part-2-star-pillow.html

Torna il duo degli The Star Pillow e si accasa per l'occasione su Setola Di Maiale, che come sempre ha il fiuto per trovare musiche "altre" tra le più interessanti in giro: anche questa volta conferma questa impressione dando alle stampe The Beautiful Questions, disco con cui Paolo Monti (chitarre) Federico Gerini (pianoforte) portano avanti il loro suono dalla ricetta solo apparentemente semplice. Il disco inizia infatti dove ci aveva lasciato il precedente Fattore Ambientale, tra l'ambient alla Eno e certo postrock più romantico, mostrando però una accresciuta maturità e una maggiore sintesi. Quando la musica è fatta anche di vuoti, sbilanciare l'armonia complessiva e banalizzare il tutto è un attimo: il rischio ampiamente evitato e le nostre orecchie ringraziano, poiché il duo riesce sempre meglio a fare una sintesi tra echi rock, melodie, musica da sottofondo, un certo jazz di confine con la contemporanea senza mai stancare; i due strumenti si incontrano, si sovrappongono e si lasciano il dovuto spazio nel creare melodie e ambienti sonori dilatati, solari e malinconici, suonando spesso molto "puliti" e riuscendo a farlo senza cadere nella maniera. Un disco fresco ed interessante che esce in collaborazione con la neonata Taverna Records dello stesso Paolo.
Emiliano Grigis 16/04/2014
http://www.sodapop.it/rbrth/reviews/1961-the-star-pillow-the-beautiful-questions-setola-di-maialetaverna-2014.html

RECENSIONI  "VIA DEL CHIASSO" (Setola di Maiale/Taverna Records 2013)


Dietro al progetto The Star Pillow si agitano due bravi musicisti: Paolo Monti (chitarra elettrica) e Federico Gerini (tastiere). Si tratta di una geniale micro realtà musicale che ha già all'attivo lavori degni di nota. Primo fra tutti quel prezioso "contenitore" di emozioni che è Fattore Ambientale, CD uscito nel 2012, e che non è azzardato avvicinare per intensità a certe strategie oblique di noti guru dell'ambient e dell'elettronica. Un lavoro certo sperimentale, ma dotato di una fortissima carica comunicativa.

Ebbene, da allora il duo si è dato molto da fare e ha firmato nel frattempo due nuovi lavori più sbilanciati sul fronte dell'improvvisazione, più o meno radicale: The Beautiful Questions, che documenta alcune libere esplorazioni sonore della premiata ditta Monti-Gerini, e il presente Via Del Chiasso, che vede come special guest il sassofonista e flautista Bruno Romani (musicista noto ai più per i suoi trascorsi con Detonazione, No Guru, Alice ecc.).

Un album quest'ultimo decisamente gradevole per chi mastica le musiche di confine. Il mix che potrebbe apparire all'apparenza ardito tra fiati, elettronica, un piano verticale leggermente "scordato" e una chitarra elettrica può dirsi riuscito. E le sei invenzioni/improvvisazioni che compongono Via Del Chiasso sono tutte animate da puro spirito creativo e da felici intuizioni sul piano dell'interplay. Il risultato è un disco di free jazz originale e gentile che forse prelude a nuove imprese del duo, magari, noi speriamo, più orientate alla magia crepuscolare dell'indimenticato Fattore Ambientale.
Track Listing: Tommy?!; T-4-3; Pozzanghere; 7 Modi di essere 4; Quasi imperfetto; In Rosso.
Personnel: Paolo Monti: chitarre, elettronica; Federico Gerini: piano; Bruno Romani: sax alto, flauti.
Record Label: Setola di Maiale
Claudio Bonomi 29/10/2014
http://www.allaboutjazz.com/via-del-chiasso-the-star-pillow-meet-bruno-romani-setola-di-maiale-taverna-records-review-by-claudio-bonomi.php#.VGx_5F0QNh8


Chissà se siano i musicisti, influenzati dall’aria di casa Setola Di Maiale, a produrre musica così fresca e intrigante o se sia l’etichetta a selezionare con attenzioni progetti che abbiano caratteristiche a lei consone. Poco cambia in realtà per l’ascoltatore, che si trova sempre fra le mani dischi davvero piacevoli. Ad affiancare in questo caso la label pordenonese è la Taverna Records, che evidentemente ne condivide spirito e intenti, ed è qui alla sua quarta uscita (Setola è a quota 250!).
The Star Pillow nasce dall’incontro  fra la chitarra e l’elettronica di Paolo Monti e il piano verticale di Federico Gerini; a loro si unisce qui Bruno Romani con tutta una serie di strumenti a fiato: sax, flauto e flauto etnico. La Via Del Chiasso che dà il nome al disco è la strada di Lucca dove i tre hanno dato vita a queste sei composizioni, tutt’altro che chiassose a dire il vero, invece misurate e briose. Sebbene sia musica che assume spesso forme che potremmo senza remore identificare come jazz, pur con alcuni inserti di matrice rock, etno e contemporanea, non appare mai ingessata né snob, si tratta semmai di jazz anti-intellettualistico, che fa fluire le emozioni senza mediazione, trasmettendo quello che i musicisti vogliono comunicare oltre le barriere di genere e cultura. Il tratto più evidente del lavoro è il senso di serena calma che trasmette: le sei improvvisazioni di Via Del Chiasso si sviluppano lasciando spazio al silenzio e al pensiero, con gli strumenti che si ascoltano l’un l’altro con curiosità e senza fretta si rispondono; un antidoto alla frenesia del mondo circostante. Ma forse ancora più notevole il piacevole senso di spaesamento di cui si è "vittime" durante l’ascolto: nel placido ma continuo mutare degli scenari non si sa mai cosa ci aspetti, ma il buon gusto che i musicisti mettono in mostra garantisce soluzioni sempre felici. Questo è uno di quei dischi, giusto per intendersi, dove la distanza fra quello che si può scrivere e raccontare e le sensazioni date dall’ascolto è enorme, ennesimo esempio di musica non convenzionale (per parafrasare il motto di Setola) che, lungi da facili estremismi, vince giocando di fioretto, all’interno dei generi, curando fin la più minima sfumatura.

Emiliano Zanotti 26/06/2014
http://www.sodapop.it/rbrth/reviews/2004-the-star-pillow-meet-bruno-romani-via-del-chiasso-setola-di-maialetaverna-2014.html


Via Del Chiasso ha un’impostazione diversa ma  mantiene lo stesso spirito. Essenziale risulta il contributo di Bruno Romani, al sax e ai flauti, esponente storico di una certa scena alternative underground (Detonazione, Xabier Iriondo, Alice, No Guru, ecc.). In questo secondo lavoro si accentua il fattore “improvvisazione” e non a caso la libertà d’espressione si manifesta con un’esplorazione delle sfaccettature del free jazz.
Atmosfere sicuramente noir (“Tommy“, la solennità di “Quasi Imperfetto“) che sanno ripercorrere l’aspetto classico del genere di riferimento ma asfaltando qualsiasi tipo di paletto. Per comprendere questo è sufficiente ascoltare “T-4-3” l’incrocio fra il sassofono e l’essenzialità del piano e l’evoluzione ritmica di quest’ultimo. Molto importanti risultano gli spazi, le pause che esaltano successivamente le “sfuriate” degli strumenti (pensate a “Pozzanghere“).
Due uscite che esprimono al meglio le potenzialità della band che naviga meravigliosamente fuori e dentro gli schemi: tecnica e creatività si incontrano per il racconto che emerge attraverso più linguaggi che risultano dinamici grazie all’approccio compositivo che si rivela essenziale per ammaliare l’ascoltatore
Voto 7/10
Nicola Orlandino 16/09/2013
http://www.sonofmarketing.it/the-beautiful-questionsvia-del-chiasso-the-star-pillow/



“The Beautiful Question”, la svolta per il combo The Star Pillow senza smarrire troppo la via dell’estetica, semmai il percorso laterale, leggermente più tortuoso, di una scelta di rottura, spezzando catene accademiche, esaltando le doti del suono improvvisato entro confini ‘gestiti’: “Via Del Chiasso” segue quel sentiero e s’inoltra nel dedalo metafisico della totale scintilla creativa effimera.

Ora il combo è definitivo nel fluttuare sul pentagramma, correndo tra i righi senza traiettorie prestabilite: assieme ai fiati di Bruno Romani arricchisce il potenziale di una nuova linfa compositiva, rete perfetta per catturare i piccoli pesci mentali che nuotano tra gli scogli aguzzi, uccelli che volano tra le righe del pentagramma senza traiettorie definite, decisi nel posarsi tra righe e spazi.

Il volo segue il pensiero e si posa dove nasce un armonia interattiva.

Pianoforte, sax, flauti: una barriera acustica amalgamati con la chitarra di Paolo Monti, i tempi in 4/4 spariscono lasciando al dialogo strumentale la scena sulla quale recitare la parte di attori d’avanguardia, consapevoli del potere, dell’energia della loro musica in grado di essere anarchia contemplativa, meditativa dal sapore d’Oriente in alcuni momenti di intensa ispirazione.

“Quasi Imperfetto”: il flauto conduce le trame di una lunga performance ipnotica, l’avanguardia si nutre di arcaicismi culturali, attorno al trio s’innalza un tempio metafisico, un non/luogo del pensiero/azione che diventa suono nel momento in cui le labbra soffiano, le dita toccano i tasti, pizzicano le corde, ognuno nel proprio stadio dell’essere, slegati in apparenza, tra loro integrati nella sostanza timbrica.

Quando sopraggiunge il sax, si sposta il flauto ma rimane la sostanza di tutta la traccia: nella successiva (finale) “In Rosso”, il jazz d’avanguardia diventa tensione noir, con ampie possibilità di descrizione, aprendo scenografie fosche in cui si spingono nel surreale dramma esistenziale immaginari personaggi di una border-line umana silente, notturna, slegata dalla conformità. Fotografie seppiate di metropoli dai codici ambigui.

Un filo che lega questo momento di musica alla precedente “T-4-3”: in entrambe un serpente flessuoso striscia tra gli strumenti, un rettile in agguato carico di veleno nei ‘morsi’ del pianoforte tesissimo di Federico Gerini, eppure a modo suo pieno di ottocentesco romanticismo gotico.

“Via Del Chiasso”: per Setola Di Maiale e per la neonata Taverna Records non è solo un album che segna una fase di transizione ma la reale capacità dell’avanguardia di oggi di poter scomporre più gemiti contemporanei e la musica ancora una volta ha il potere di prevalere sulla piattezza del mainstream che fa cassa ma non cultura.

Questa è cultura, la nostra cultura, la testimonianza del tempo che muta accanto al pensiero, accanto ai pregiudizi ma in purezza.

Nicola Tenani




In "Via del Chiasso" il sax di Romani è il vero protagonista, con appena qualche contrappunto di piano, ma proprio per questo il disco rimane troppo monocromatico per non apparire che un esercizio di stile per jazzofili (l'eccezione più godibile? In rosso).

Stefano Bizarre Quario

Blow Up, Novembre 2013.



The Star Pillow meet Bruno Romani- “Via del Chiasso” (2013)
Si cambia totalmente registro: l’ensemble del cuscino di stelle si interfaccia con il sassofonista Bruno Romani e tira fuori un dolente e radicale album di free jazz che non lascia spazio alle geometrie ma si affida all’estro dei singoli, alle dissonanze free e al jazz come “opera aperta”, proiettandola verso direzioni distopiche e struggenti. Una rivoluzione copernicana rispetto all’altro lavoro, da ascoltare in assoluta e totale solitudine, con buone casse adatte al “pianissimo” e una equalizzazione non banale.
Francesco Misiti, 01/12/2013
http://blogdiout.wordpress.com/2013/12/01/recensione-the-star-pillow-the-beautiful-questions-via-del-chiasso/


  

the-star-pillow-meet-bruno-romani-via-del-chiassoThe Star Pillow, il progetto di Paolo Monti (chitarra) e Federico Gerini (piano e tastiere) esce con due lavori quasi in contemporanea, ma dalle connotazioni profondamente diverse tra loro. In “Via del Chiasso” danno un'impronta free-jazz davvero marcata alla loro sperimentazione minimal-elettronica soprattutto grazie, come indicato anche in copertina, all’incontro con il jazzista Bruno Romani (già collaboratore di artisti come Detonazione, No Guru e Xabier Iriondo) al sax e flauto, che si dimostra perfettamente a suo agio nell’ambito della improvvisazione più sperimentale. Così, questo lavoro abbandona momentaneamente le spazialità elettroniche per dare slancio ad improvvisazioni dove gli strumenti, tutti acustici ad eccezione della chitarra, appaiono in solitaria, a volte in preda ad una incontrollabile frenesia, altre in uno stato di calma apparente per poi intessere tra loro dialoghi in continua evoluzione. Le atmosfere si fanno tipiche di certe ambientazioni notturne anni ’70 continuando, in un certo senso, il loro percorso di musica per immagini già intrapreso con il precedente “Fattore ambientale”. Tra i sei brani del disco spicca e si distacca, in un certo senso, Quasi Imperfetto con il suo afflato dai rimandi ad ambientazioni tra il fantasy ed atmosfere mediorientali.
Ubaldo Tarantino 13/12/2013



RECENSIONI  "FATTORE AMBIENTALE"


"EXCELLENT" 
http://www.thesirenssound.com/2012/09/03/the-star-pillow-fattore-ambientale/


Nati nel dicembre 2007 da un’idea di Paolo Monti (già chitarra e voce di P.N.S.), The Star Pillow giungono al loro terzo album “Fattore Ambientale”, dieci tracce strumentali che sviluppano le loro trame in circa settanta minuti di musica.
Paolo ed il pianista Federico Gerini si riuniscono a fine 2011 e decidono di lavorare su piccole bozze compositive, espandendole fino a renderle il più possibile “visive”: musica per immagini quindi, stratificazioni sonore che guidano la mente dell’ascoltatore alla scoperta di suoni e sensazioni attraverso ambientazioni rarefatte e surreali, senza disdegnare sofisticati loop e sperimentazioni.
Nonostante la materia trattata sia impegnativa e di non facile riscontro immediato, bisogna dire che il risultato è incoraggiante: The Star Pillow dimostrano appieno il loro spessore tecnico e una vasta cultura musicale ( i riferimenti citati sono eccellenti, si passa dai Radiohead di “Kid A”e “Amnesiac” alle colonne sonore di Angelo Badalamenti e Thomas Newman, senza disdegnare incursioni nei territori del minimalismo americano alla Steve Reich, Brian Eno, fino ad arrivare al Miles Davis di “In a Silent Way”) e sebbene l’intensità emotiva non si possa sempre attestare sugli alti livelli di “Orwell” e “Mindfulness”, l’album scorre fluido e riesce a regalare momenti suggestivi e rilassanti.
Massimiliano Locandro  26/10/2012
http://www.impattosonoro.it/2012/10/26/recensioni/the-star-pillow-fattore-ambientale/


Psichedelia strumentale contaminata, nel senso più pregnante del termine, tossina più, tossina meno. Roba non da poco, insomma, se consideriamo che ad infettarla, in uno slancio di avanguardistico artigianato, sono soltanto due menti pensanti in visionaria comunione d’intenti, affezionate allo scatenante potere delle immagini, fisicamente assenti tra gli audio-solchi di questo cd eppure da esso così efficacemente evocate. Gli Star Pillow (all’anagrafe Paolo Monti e Federico Gerini) insufflano il loro monumentale carico di elucubrazioni mentali dentro un’ectoplasmatica nebulosa elettronica, musicalmente inafferrabile, ristagnante quanto seducente. Dalla narcolessia cosmica di Orwell alle anestetizzanti traiettorie cinematografiche stile Teo Teardo di Fattore ambientale, passando attraverso le romanzesche melodie su tasti d’avorio di Ral 3031 – lanciate lungo panoramiche vie di fuga Nymaniane – fino alle iperboli future-jazz di Problem Solving e al Brian Eno più mistico di Northern lights tutta l’architettura portante del progetto Star Pillow trasuda minimalismo d’ambiente e sperimentazione liquefatta, sospesa a mezz’aria tra i Radiohead più marziani e lo Steve Reich più ipnotico.
Più che un disco la sonorizzazione nuda e cruda di uno stato di calma…Che forse è solo apparente.
Antonio Belmonte  08/11/2012
http://www.lascena.it/nuovo/recensione.php?id=1225


Progetto del chitarrista Paolo Monti, al terzo lavoro The Star Pillow si avvale della collaborazione del pianista Federico Gerini per completare con frammenti melodici le intersezioni tra texture costituite da loop e riverberi.
Come lo stesso calembour del titolo rivela, “Fattore Ambientale” è un viaggio sonoro, dalla durata di oltre un’ora, pennellato attraverso l’espansione di bozzetti densi di suggestioni cinematiche sotto forma di morbide coltri ambientali. La musica di The Star Pillow non mira tuttavia a una stasi ipnotica, bensì innesta su diffuse evanescenze di base tutta una serie di elementi ritmici e lievi correnti distorsive, rispetto ai quali il pianoforte di Gerini si colloca quale ulteriore complemento, più spesso secondo un compunto registro jazzistico che non in funzione di minimalismo dai contenuti emozionali.
Eppure, tanto in “Northern Lights” quanto nel brano che dà il titolo al lavoro, dominandolo letteralmente con i suoi ben ventisei minuti (!), le note pianistiche alimentano notturni onirici, mentre altrove (“Mindfulness”) si tramutano in stille dai riflessi oscuri. La varietà di tali registri armonici corrisponde a quella del chitarrismo di Monti che, anche attraverso l’utilizzo di archetto ed e-bow, produce note in prevalenza morbide, pur non aliene da trasformazioni contemplanti torsioni più ruvide e austere profondità ambientali.
Al di là dei dichiarati riferimenti, tra gli altri, a Badalamenti e Nyman, il lavoro offre numerosi scorci immaginifici, che, soprattutto nei passaggi più vaporosi e in quelli completati da pulsazioni elettroniche riconoscibili, potrebbe riecheggiare le suggestioni nordiche di Sigur Rós e The Album Leaf.
Nonostante qualche lungaggine e l’apparente senso di freddezza delle ultime tracce (quasi come se la mastodontica title track avesse svuotato le energie emotive dei due musicisti), tutto quanto sopra evidenziato induce a considerare “Fattore Ambientale” un’opera meritevole di interesse, in particolare per la sua non banale declinazione di musica…ambientale, che miscela cadenze jazzy e segmentazioni ritmiche con una sperimentazione peraltro aliena dalla diffusa pratica dell’iterazione.
Raffaello Russo  17/11/2012


Si chiamano The Star Pillow e il disco che ci propongono “Fattore ambientale“.
Lo mettiamo su e ci facciamo prendere da questo sound (interamente strumentale) sognante e malinconico.
Suggestioni forti per un lavoro ben fatto.
Fabio Piccolino  23/11/2012


I fattori ambientali condizionano l'umore, le relazioni con gli altri e la nostra capacità di adattarci ad un contesto nuovo oppure che non ci appartiene. In questo caso la sorpresa dura poco e si ha davvero la consapevolezza che il progetto musicale di Paolo Monti, già chitarra e voce di P N S, abbia raggiunto il livello di maturità necessario per farsi largo nello scenario underground del nostro paese. Psichedelia e ambient si intrecciano in una manciata di tracce che fondono la passione per Mogwai e Radiohead con la devozione nei confronti di nomi tutelari quali Miles Davis e Steve Reich. Il lavoro segna la collaborazione con il pianista Federico Gerini e risulta molto più “visuale” rispetto a 'Christmas Session' e 'Non T'Illudere'. Nonostante l'assenza di parti vocali è possibile imbattersi in diverse diapositive – 'Mindfulness' e 'Orwell' su tutte – in grado di caratterizzare uno stile che vive su ossessivi loop di chitarra mantenendo un legame concreto con la realtà. Questo il pregio migliore di un disco che cresce di ascolto in ascolto e non si limita a passaggi minimali e sperimentazioni virtuose ma desidera colloquiare diffusamente con il suo fruitore. 'Northern Lights' e 'Travelling Notes' richiamano alla mente certe uscite della Denovali e confermano l'esportabilità della proposta.
Federica Rocchi  22/11/2012
Terza prova per il progetto Star Pillow, portato avanti da Paolo Monti e Federico Gerini: "Fattore Ambientale" è uno di quei dischi che potrebbero definirsi 'cinematografici', in cui più di altri i suoni appaiono indicati ad evocare le sequenze di film immaginari che ognuno può costruirsi nel corso dell'ascolto. L'aspetto 'visivo' delle dieci composizioni del resto viene citato tra le principali ragioni d'essere del lavoro dagli stessi autori. Troneggia la title track che oltrepassa i ventisei minuti di durata, nel segno di dilatazioni - nomen omen - ambientali che rimandano (naturalmente) a Brian Eno. Attorno, a mò di ancelle, le altre composizioni, tra vaghi rimandi all'impressionismo di Satie o Debussy e parentesi minimaliste, ovviamente con influenze derivanti dal filone delle sonorizzazioni da cinema (viene in mente a volte Michel Nyman).
"Fattore Ambientale" si fa sinuosamente strada nell'attenzione dell'ascoltatore, affascinando, in qualche occasione mettendolo alla prova, ma difficilmente lasciandolo indifferente: un disco dal quale farsi avvolgere e che può rivelare più di una sorpresa.
Marcello Berlich 


Progetto nato nel 2007, i The Star Pillow tornano a distanza di un anno esatto dal precedente e autoprodotto Non t’illudere con Fattore Ambientale. A metà strada tra il Brian Eno più sperimentale e Michael Nyman, il duo toscano si muove deciso e senza esitazione per tutti i settanta minuti del disco, senza cali di tensione e qualità. La lunga title-track - ben 26 minuti - scivola in sottofondo con grazia, senza mai stancare in cui il piano di Gerini - ottimo su Ral 3031 e Problem Solving - ricama con perizia i tappeti costruiti con gusto da Paolo Monti. Fattore Ambientale è un lavoro dalle mille sfaccettature, ricco di emozioni e di melodie raffinate. Proverbiale album della maturità. Disponibile in streaming e in free download. Buon ascolto!
Andrea Murgia 01/12/2012


Una musica per immagini, idee che si inseguono e si ripetono modificandosi ed evolvendosi, creando uno strato sonoro etereo e rarefatto, accogliente e rassicurante per poi incantarsi in loop e sperimentare. Questi sono The Star Pillow nel lavoro Fattore Ambientale, un progetto nato dall'idea di Paolo Monti e Federico Gerini che incontriamo per raccontare questo percorso.
Bentrovato Paolo e buon ascolto.
Ciao Patrizio, grazie per questa intervista. Ho pensato bene di chiamare anche Federico che è molto più ermetico e diplomatico di me nelle risposte.
Quando una musica evoca immagini è l'espressione, forse più alta di quest'arte?
Paolo: Personalmente è un'esigenza. Sono sempre stato molto "visivo", nel senso che accedo a ricordi e sensazioni molto più velocemente con questo tipo di canale. Per me la musica è principalmente immagine, anche nel processo compositivo e melodico la vedo, quindi la sento interiormente. Dedicare un progetto e, nello specifico un disco, a questo tipo di sinestesia così personale, ha significato spogliarmi di tanti preconcetti e fare quello che mi fa stare bene e mi piace.
Federico: Sicuramente la capacità evocativa e il fatto di coinvolgere non solo l'udito ma anche gli altri sensi è una delle potenzialità più sorprendenti e universali della musica, in ogni tempo e ad ogni latitudine. Siamo entrambi amanti del cinema e il riferimento a certe colonne sonore americane credo trapeli dalle tracce del disco, ma soprattutto quello che ci accomuna e che ci ha spinti l'uno verso l'altro in modo del tutto naturale credo sia il bisogno di ascoltare musica che crei una sorta di spazio interiore, un catalizzatore di sensazioni positive, terreno fertile per la nascita appunto di immagini, talvolta veri e propri film o viaggi interiori. Mi piace pensare alla nostra musica come alla colonna sonora di un film inesistente o immaginario. e ognuno ha il suo....
Paolo Monti e Federico Gerini sono The Star Pillow come si incontrano e dove nasce questo nome?
Federico: Conosco Paolo dai tempi del Liceo quando era un punkettaro oltranzista e io uno studente di conservatorio. Iniziammo quasi subito, quattordicenni, a suonare insieme fondando una band, i Dionysia, con la quale oltre alle cover componevamo brani originali di genere progressive rock. Musicalmente le nostre strade poi si sono divise, fino al 2011 quando dopo due live improvvisati ci siamo messi a lavorare al disco Fattore Ambientale, capendo subito che fra noi c'era quella complementarietà di cui ognuno sentiva il bisogno per realizzare le proprie idee.
Paolo: fino ad oggi ho suonato, composto e anche prodotto per P N S (progetto indie rock al secondo album). Con Star Pillow mi sono ritagliato la mia dimensione creativa ideale. Inizialmente è nato come side project per dare spazio al mio bisogno di creare e sperimentare senza vincoli di nessun tipo, tra cui anche quello delle parole (nei PNS scrivevo pure i testi). I primi due dischi li ho composti e prodotti da solo a casa, per il terzo volevo fare un lavoro di più ampio respiro e lavorare con qualcun altro sulla mia stessa linea espressiva. Non volevo infatti un turnista al piano, ma piuttosto ho ascoltato e stimolato molto la parte espressiva e comunicativa di Fede, scoprendo grandi doti compositive. Ah, il nome The Star Pillow, semplicemente perchè il cuscino l'ho sempre visto come un'interfaccia tra uomo e sogni, mentre le stelle mi rappresentano l'ignoto verso cui tendo. Inesorabilmente.
Nelle vostre composizioni è ricorrente il tema del loop come sperimentazione. Quali sono i vostri ascolti?
Paolo: Il looping per me non rappresenta sperimentazione, ma anche qua, un'esigenza. Spesso dal vivo utilizzo il looping per creare uno scenario sonoro su cui poi si costruisce tutta la nostra improvvisazione. Questo non te lo consente nient'altro,ma ripeto che per me rimane un paesaggio che influenza, rimane insomma sullo sfondo. Anche qua ritorna la tematica dell'importanza dello sfondo. Il live looping inteso come virtuosismo performativo mi risulta vuoto, privo di interesse e onestamente molto tamarro. Ascolto moltissime cose, disparate, da sempre. In questo periodo ho in loop in auto Radiance of shadows dei Nadja, Remain in light dei Talking Heads, If i could only remember my name di David Crosby, Kind of Blue di Davis (l'unico che ho sempre dietro insieme a In a silent way), Songs in the key of life di Stevie Wonder e the Fragile dei NIN.
Federico: Non ho un grande background in fatto di musica elettronica, ambient o post-rock, ma sono stato sempre affascinato dal minimalismo di Steve Reich, Philip Glass e per altri versi quello di Michael Nyman, Ludovico Einaudi. Quindi un interesse per l'utilizzo di loop e ripetizioni sia ritmiche che melodiche, che, unito ad una certa staticità armonica, induce appunto quegli "stati" interiori sospesi e cangianti... Nel disco poi ci sono sicuramente molti elementi jazzistici riferibili alla nostra comune passione per il Miles Davis del periodo elettrico e un'idea di "crescendo" e di "intensità" tipica di certo post-rock.
Dove la scelta di abolire qualsiasi suono prodotto da strumento per il suono artificiale?
Paolo: In realtà in Fattore Ambientale gli strumenti sono tutti veri e suonati, sono però tutti elettrici o comunque trattati con effettistica. Le uniche cose "assemblate" sono alcune ritmiche elettroniche, ma non programmate (al contrario di "Non T'illudere" dove tutto è solo programmato e non c'è traccia di tocco umano).
Federico: Personalmente avevo il bisogno di dare una veste elettronica, minimale e "fredda" a diverse bozze compositive che erano nel cassetto da anni.
Paolo lavorava già da tempo con chitarre elettriche, effetti e laptop sviluppando Drone e pad elettronici "generativi". Era implicito che lavorassimo solo con strumenti elettronici. Anche la voce che a tratti compare nel disco è pesantemente trattata con effetti.
Cosa provi oggi quando riascolti il tuo primo lavoro Christmas Session (2009) dove esprimi la tua sintesi sonora per il tema Natale?
Penso con molta onestà che sia la migliore produzione che ho mai fatto ad oggi. Mi emoziona moltissimo. Ogni tanto mi capita di riascoltarlo e quel che più mi emoziona, non sono tanto le composizioni, quanto quella sensazione che forse sono davvero riuscito a catturare nelle registrazioni, grazie anche agli amici che venivano a trovarmi e mi donavano i loro suoni. Lo stesso spirito del Natale che sentivo da bambino, che avevo perso e poi ritrovato con questo disco, che credo davvero essere magico, al di là del bello o brutto.
Grazie a Paolo e Federico per il viaggio sonoro.
Grazie a te Patrizio per la piacevole chiacchierata!
Patrizio Longo 4/12/2012


Il cuscino di stelle giunge al terzo album e realizza un lavoro evocativo, un connubio tra rilassatezza ed intensità, nel puro spirito dell'ambient venato di jazz e post rock d'autore. Il progetto fa capo a Paolo Monti alla chitarra e all'elettronica, accompagnato da Federico Gerini al piano digitale.
L'album si apre con "Lustville" e traccia il percorso musicale che accompagnerà questo lavoro: elettronica minimale, tra Brian Eno e i Tortoise di Standards, temi pianistici di ampio respiro, come nella stupenda "Northern Light" o stratificati toni di psichedelia nella struggente "Orwell" (uno dei pezzi post-rock più belli dell'anno), fino a raggiungere vette di composizione per pianoforte contemporaneo in "Ral 3031" oppure sperimentazioni vicine agli Area del secondo periodo ("Problem Solving") e giungere al finale dilatato e ultradimensionale di "Travelling notes". Un lavoro che alterna momenti di scrittura più vicina all chill out electro, come nel caso di "Mindfulness" (un brano che gli Air non riescono più a scrivere), ed altri di sperimentazione, con classe, adatti ad un pubblico di affezionati del genere.
"Fattore ambientale" è un album veramente affascinante, ricco e al contempo scevro di orpelli inutili, i suoni sono sostanziali e funzionali alle composizioni, capace di trasportare l'ascoltatore dentro una bolla, lontano dal caos del mondo. Consigliato, specialmente in questo periodo di luci al neon e corse contro il tempo.
Simone Stefanini 10/12/2012


Mi guardo intorno e scopro che oggi come oggi parecchi musicisti ruotano intorno ai suoni ambientali, ai “laghi di suono”, ambient, new age, post rock, psichedelia più o meno volontaria, assai più gente di quanto pensassi non si è mai affacciata ai generi del flusso principale, la sacra triade pop-rock-FiglidiEmma, per suonare lunghe suites costellate di suoni dove si sciolgono melodie come tritati di ametista ficiniani nelle pozioni alchemiche, alla ricerca della simpatia degli dei.
C’è una ricerca anche spirituale che prova a superare la forma-canzone, ormai sfiduciata dai più e disinvestita della sua importante funzione di narrazione della sua contemporaneità; in passato abbiamo capito la rivoluzione, il riflusso, la crisi della modernità e l’avvento del postmoderno ascoltando motivi che potevano finire anche in classifica e fare il botto: ad esempio, “Rock’n'Roll Robot” (1981) di Alberto Camerini, col suo fare birichino di canzoncina disimpegnata, ci rendeva noto che nella Post-Modernità cultura “alta” e “bassa” coesistevano tranquillamente, così come stavano fianco a fianco il costume da Arlecchino alla Goldoni e le tastierine che univano musica elettronica e twist, il punk che veniva fagocitato in una melassa divertente e scanzonata e superato a sinistra dallo sberleffo del geniale performer. Una canzone ci spiegava tutto meglio di tanti mediocri trattati sociologici.
Un altro motivo della secessione dei musicisti post rock dal flusso principale è anche una questione di mera sopravvivenza. Battiato ricorda con stupore che uno dei suoi primi singoli vendette centomila copie, cifre oggi astronomiche, ma che allora erano nulla: un bel singolo di successo , infatti, veleggiava intorno al milione. Oggi pare inutile lottare contro i FiglidiEmma che perpetuano se stessi duplicandosi come per scissione molecolare e occupano tutti gli spazi; molto meglio svernare nelle nicchie della ricerca, meglio coltivare il suono che la melodia, assicurandosi in tal modo indipendenza artistica e qualche rara soddisfazione di pubblico.
I vantaggi non si riducono a questo e il disco dei “The Star Pillow” (altro nome “cosmico” dopo gli Architecture of the Universe, e non è un caso) lo dimostra.
In primis, i maestri con cui confrontarsi sono pochi (tranne il moloch Eno non vedo altri giganti) e i margini di manovra sono ampi; inoltre, si possono saccheggiare i territori dell’avanguardia (il minimalismo di Philip Glass, persino l’elettronica sdoganata da Jean Michel Jarre) e i “cuscini stellari” lo fanno per sette lunghe tracce in un dolcissimo trip sonoro, per sconfinare nel latin-jazz di “Problem Solving” e in percorsi sonori anche più inquietanti e metafisici nelle ultime due tracce. Si può svariare in territori e traiettorie impercettibili e vaghe, alla ricerca di qualcosa che trascenda i confini sonori degli anni Dieci, ormai puro filo spinato oltre il quale c’è un cartello che recita “hic sunt leones”.
Lode a questi ricercatori, che inseguono nuovi spazi liberi attraverso un disco gradevole e ben suonato e che accompagna lo studio, le letture, le passeggiate come pochi dischi finora.
Francesco Misiti 10/12/2012


 The Star Pillow è il duo formato da Paolo Monti e Federico Gerini a base di suggestioni cinematiche e sognanti e questo Fattore Ambientale è il terzo disco con questo nome, anche se solo il primo dopo l'arrivo di Federico, il cui apporto con il piano è molto rilevante nell'economia complessiva del suono. I dieci pezzi del disco sono veri e propri brani da colonne sonore, costruiti su melodie limpide e lineari date dalle tastiere di Federico (di cui sono evidenti qualità di composizione ed esecuzione) e dalle chitarre di Paolo, poi il tutto è accompagnato in modo discreto da elettronica, ma niente batterie o basse frequenze; per cercare a tutti i costi un paragone Fattore Ambientale per il richiamo a certo postrock pulito potrebbe ricordare una versione di The Album Leaf mescolata con una colonna sonora romantica e orecchiabile ed un goccio di suono progressive. Un lavoro arioso, pulito e molto fruibile, che non annoia pur percorrendo strade sulla carta molto a rischio: unico neo forse la lunghezza del disco, che si fa sentire con i suoi settanta minuti scarsi. Consigliato per ascolti notturni e rilassanti.
Emiliano Grigis 18/12/2012


Paolo Monti (chitarra ed elettronica) e Federico Gerini (tastiere) sono gli Star Pillow, gruppo alla terza autoproduzione sulla lunga distanza. Un disco tutto strumentale di musica ambient, drappeggi di accordi iterati in atmosfere sospese, che racchiude un certo fascino, pur non dicendo nulla di nuovissimo. Il gruppo cita tra le sue influenze Radiohead, Badalamenti, i minimalisti americani e Brian Eno ed è a nostro avviso soprattutto quest'ultimo ad emergere nel sound, così come si pena a certo post rock di Chicago, alle derive kraute dei Cluster e forse perfino alle prove soliste di Roedelius e/o Moebius. Gli Star Pillow sono bene impostati e sanno di esserlo, ma peccano un po' di presunzione, perché il disco è lunghissimo, e fino agli interminabili 26 minuti abbondanti della title track non offre sufficienti variazioni sul tema. A fine corsa cambia qualcosa, c'è il piano solo un po' meno mertensiano di ral 3031, quello in loop tra Satie e Robert Wyatt di problem solving, c'è soprattutto l'atmosfera più tesa e variegata di, il brano migliore. Una maggiore concisione avrebbe comunque probabilmente giovato.
Stefano Bizarre Quario, Dicembre 2012.
Blow Up, edizione Dicembre 2012.


In questi ultimi due anni mi è capitato spesso di ascoltare album interamente o prevalentemente strumentali. Visto che sta diventando una piacevole costante, è giusto anche cercare di dare una spiegazione del perché di questa tendenza.
La mia personale sensazione è che dal mondo underground, quello che poi rispecchia meglio gli umori della società, arrivi un invito all’introspezione e all’osservazione.
Alla frenesia del quotidiano che brucia ogni giorno valori e modelli si contrappongono viaggi sonori che invitano alla riflessione. Una sorta di ritorno al sé e all’essenza vera delle cose.
La musica viene proposta come guida di viaggi sonori che piano piano si trasformano in viaggi attraverso ricordi e sensazioni. Un viaggio mentale che inevitabilmente arricchisce e migliora il rapporto con se stessi e con gli altri.
Se un problema c’è in tutto questo è che questi artisti sono relegati ad una fascia di nicchia, soffocati da chi vuole imporre le… solite cose!
Una proposta interessante per chi vuol provare a sganciarsi dal giogo delle parole e intraprendere un’esperienza musicale interessante, ci viene da The Star Pillow.
Fattore Ambientale, disco autoprodotto uscito a giugno, racchiude l’essenza di quanto detto pocanzi. Un disco che, conciliando mirabilmente tradizione e sperimentazione, disegna paesaggi eterei e rarefatti che, direi inevitabilmente, ammaliano l’ascoltatore.
Notevole anche la copertina. Cosa c’è rappresentato!?! Beh provate a dare una risposta e… poi consultate Rorschach.
Fortunato Mannino 20/12/2012


The Star Pillow is a great name for band, for this band specifically because they actually kind of sound like it – in a very “I could easily imagine myself floating through the heavens on a cosmic voyage of infinite discovery as I listen to Fattore Ambientale” way.
The Star Pillow weave guitar, electronics and most prominently, piano and keyboard into subtle compositions. Purposefully written to have a strong narrative sense; it’s almost visual on Fattore Ambientale. The stand out quality to The Star Pillow’s sound how each song is grounded in a very delicate beauty. The piano & keyboards are the key here, their presence is what makes me think “drifting through the cosmos as the starts twinkle.”
Fattore Ambientale is a welcome break, something new in ambient music. Don’t skip this one. A beautiful way to ring out the year.
Jayson 20/12/2012


Una specie di colonna sonora per giorni umani, visti dall’interno e dall’esterno dei nostri corpi. I modi inconsci di porci rispetto ai segnali del corpo e della realtà che immancabilmente ci travolgono. Dieci brani, tutti strumentali, ognuno a suo modo una pennellata dalle sfumature diverse. Ma andiamo con ordine: The Star Pillow, nome gustoso da togliersi il cappello, hanno registrato questo loro terzo lavoro Fattore Ambientale nel febbraio del 2012: alle chitarre Paolo Monti, alle tastiere Federico Gerini. Il progetto è nato nel 2007 come idea solista di Paolo, che non ha mai disdegnato collaborazioni di amici, peraltro non tutti musicisti, privilegiando le loro idee ed intuizioni ad una vera organizzazione e scrittura musicale. Christmas Session, il primo lavoro del 2007, è ispirato dall'idea di descrivere la sensazione del Natale tramite sei tracce, una per notte dal 22 fino al 27 dicembre, usando loop prodotti da tre chitarre di cui una rotta, e creando infine una brezza sonora intarsiata di melodie. Un’idea dal grande impatto acustico e psicologico, a pensarci bene.
Del 2011 è il secondo album Non t'illudere. Anche questo lavoro poggia su loop costruiti e poi modificati per creare sinfonie d’ambiente, al modo di Brian Eno e dei Mùm. In Non t’illudere non viene utilizzato alcuno strumento che non sia elettronico, e la creazione è avvenuta in solitario, immersi in magiche atmosfere giornaliere davanti a computer e finestre (probabilmente, o comunque è come se fosse successo, lo suggerisce la musica presente nell’album). Questo terzo lavoro del 2012 appare anche più ricco dei precedenti, grazie all’apporto alle tastiere (rhodes e piano digitale trattato) di Federico Gerini, vecchio amico del liceo di Paolo: la varietà dei bozzetti sonori, dei landscapes visivi, si muove fra atmosfere minimali, salti eterei e toccate classiche o jazz (c’è un po’ del Davis di In a silent way), rinvigorendo positivamente il senso di continuità onirica tipica dei loop elettronici, senza abbandonarsi ad una monotona ripetitività. Le chitarre poi organizzano il giusto bilanciamento fra qualità e quantità: i suoni, le corde, vengono pesate sapientemente, togliendo o aggiungendo note a seconda del bisogno, dell’intuizione del sistema nervoso. E’ come se venisse rallentato un poco Angelo Badalamenti, velocizzato Steve Reich, e si facesse incontrare questo frullato con un 35% di Radiohead elettronici.
E’ un tipo di musica che travalica la musica: può essere una mostra di quadri, una serie di sculture un po’ al sole e un po’ all’ombra, la pagina di un fumetto che prende vita dalla fine della precedente, un film d’autore e pop al tempo stesso, una foto di dieci anni fa che prende vita. Di grande effetto Orwell, memorabile il finale di Fattore Ambientale, trasognata Northern Lights, nervosa di miele Travelling Notes. Questo disco vede perfino la collaborazione con un’agenzia di promozione e booking, il collettivo con base a Firenze ma dal respiro europeo Day One, con lo scopo di contaminare tali sonorità con altre forme di espressione artistica. Oltre a tutto questo, vanno ricordati alcuni live del gruppo, molto d’effetto, uno fra tutti quello al reparto di oncologia dell'ospedale di Carrara, suonato solo con pianoforte a coda e chitarra elettrica, e la performance realizzata con la compagnia di danza contemporanea Maktub Noir presso il Garage Boci di Pietrasanta. Tante cose insomma, tanta carne al fuoco, tanti progetti. Ma iniziando da quest’album avrete già un’idea di cosa è The star Pillow. E’ quel tipo di musica che si gusta guardando il vuoto oppure ciò che ci circonda, imparando a dividere i contorni dai veri, anzi determinanti, "fattori ambientali".
Flavio Centofante 09/01/2013


Vi sono realtà musicali in Italia che, al di là, e ad onta, di fattori esogeni quali il successo, la notorietà acquisita mediante ampia esposizione mediatica, un’inclinazione benigna, a volte troppo, di certa stampa specializzata, incubano in sé e riescono a esplicitare, con estrema coerenza e onestà intellettuali, la loro profonda ragion d’essere, e a travasarla, inviolata, in opere di tutto rispetto. E’ il caso del benemerito progetto degli Star Pillow. Un duo composto da Paolo Monti, chitarra e live electronics, e Federico Gerini, piano e tastiere. Questo loro terzo lavoro, “Fattore Ambientale”, vero e proprio assemblaggio di musiche pensate per immagini, si snoda lungo le direttive di riferimenti a certe sonorità sperimentali riconducibili a mostri sacri quali Brian Eno, Steve Reich, i più recenti Radiohead, financo a sconfinare nelle più ardite atmosfere del tardo Miles Davis.

Certo, nomi da far tremare le vene e i polsi, ma i Nostri si destreggiano bene in questi impegnativi territori sonori, a partire dalla prima delle dieci tracce, Lustville, introdotta dall’intreccio sognante tra chitarra e piano, sino a dirupare in un abisso di quieti e lussureggianti suoni elettronici; e proseguendo con Northern Lights, sempre dall’incipit pianistico invogliante a pensieri meditativi, e solo a metà strada impennantesi verso soluzioni più sperimentali, grazie alla chitarra che erge muri di cristallo tintinnante di note simili a chicchi di grandine, modulati in un torpido nastro sonoro.

Sperimentale, anzichenò, Mindfullness, e ancor più la pregnante Orwell, con la chitarra di Monti che scandisce note crepuscolari distese pianamente sopra morbidi tappeti di electronics, con un effetto quasi di frippiani soundscapes. Altre tracce notevoli dell’album sono certamente Fattore Ambientale, lunga e vellutata cavalcata sonica nei territori tanto cari all’androide Brian Eno; Travelling Notes, nella quale al consueto uso di chitarra e tastiere si affianca un più massiccio muro di electronics; e la conclusiva Epilogue, riconducente, in ultimo, alla originaria matrice meditativa e sinuosa di una musica per immagini, come al sommo di un cielo i cui colori, degradando vieppiù dentro un’ideale scala cromatica, si stemperino, infine, nel blu cobalto del primo imbrunire.
Rocco Sapuppo 05/02/2013


Si scrive Star Pillow ma si legge ambient, e il nome del loro terzo lavoro, "Fattore Ambientale", non lascia scampo ad equivoci.
A un anno da “Non ti illudere”, il gruppo toscano raggiunge un elevato grado di maturità e dimostra di saper toccare le giuste corde dell’ipnotismo musicale, senza superbia o complessità d’opera: il loro credo è la semplicità, lo strumento più funzionale per arrivare nel profondo di chi li ascolta, un gioco forza che per limpida imprescindibilità rapisce e persuade per quasi settanta minuti. E se nell’ascolto del disco balzano alla mente associazioni a magnificenze quali "Amnesiac" (Radiohead) o Brian Eno, beh si può senz’altro dire che sono proprio queste associazioni spontanee a fungere da garanti per un disco tra straripa qualità.
"Mindfulness" rappresenta il momento più alto dell’album (c’è un leggero sentore di "Everything in it’s Right Place" perciò sì, mi sembra giusto nominare anche "Kid A"), avvolgente e surreale, seguita da "Orwell", preludio ai ventisei minuti di "Fattore Ambientale", traccia omonima che ricopre un po’ il ruolo della chiave di lettura per tutti coloro che sono tossicodipendenti dal “senso”.
Non può esserci una vera e propria descrizione dell’album, ognuno raggiunga da sé le proprie consapevolezze, “Childhood Secret” per esempio è un momento altamente introspettivo, e non voglio corrompere le vostre sensazioni con discorsi di circostanza che sfocerebbero nel subdolo, ascoltare per capire.
"Fattore ambientale" è un album da salotto, divano e sigaretta accesa, possibilmente accompagnata da un bicchiere di burbon o brandy, più dolci del cugino whiskey che, in questo frangente, risulterebbe essere troppo spigoloso rispetto alle morbide linee dell’atmosfera made in Star Pillow.
Voto: 7,5
Michele Zizzi 10/02/2013


Volete riconciliarvi con l'ambient e non sapete da dove iniziare? La risposta la troverete in questa straordinaria raccolta degli Star Pillow, duo tutto italiano formato da Paolo Monti alle chitarre ed elettronica e da Federico Gerini alle tastiere (per la cronaca si tratta di un progetto nato nel dicembre 2007 da un'idea di Monti con già due lavori all'attivo: Christmas Session e Non t'illudere). Il risultato è uno scenario sonoro a più strati e di grande atmosfera da cui emergono cellule melodiche che puntano dritto al cuore e accompagnano l'ascoltatore in mondi sconosciuti e quasi sempre rassicuranti. Un viaggio diviso in dieci tappe strumentali che lasciano a volte senza fiato come l'inquieta "Mindfulness," che sembra emergere dai ghiacci del minimalismo scandinavo, o la struggente e tormentata "Orwell," diamante perduto di un'inedita e misteriosa colonna sonora di Michael Nyman.
Convincente anche l'iperdilatata e onirica title track, oltre 26 minuti, dove si mette bene in evidenza il pianismo etereo e rarefatto di Gerini e la mente inevitabilmente corre alle sperimentazioni di fine degli anni Settanta di Brian Eno. Ma gli Star Pillow sembrano dare il meglio di sé sulla corta o media distanza. Succede, ad esempio, nella sequenza quasi visiva e "cinematica" di "Ral 3031" o nell''introduttiva "Lustville," efficace ambient post rock venato di interessanti vibrazioni jazz. È quest'ultimo un modello a cui potrebbe ispirarsi il duo per la produzione futura, che speriamo sia copiosa. Ciò darebbe allo stile degli Star Pillow una marcia in più per andare oltre ai pattern del minimalismo già ampiamente rodati da uno stuolo di padri, Steve Reich, Philip Glass, Michael Nyman, Ludovico Einaudi ecc., e da altrettante schiere di discepoli più o meno legittimi, e per crearsi un proprio stile e uno spazio identitario nell'area già abbastanza folta della sperimentazione elettronica "made in Italy". Detto questo, correte al CD, mettetevi le cuffie e connettetevi al blogspot del duo, non rimarrete delusi. Fattore Ambientale è disponibile in streaming e in free download.
Valutazione 4,5 stelle (su 5).
Claudio Giovanni Bonomi 26/05/2013


Tutto in silenzio …
In “Fattore Ambientale” tutto è silente, la voce è altrove, un piccolo sogno musicale condotto tra orditi morbidi per lasciarsi andare, cristallizzare la propria esistenza senza dovere nulla se non donarsi all’abbandono.
Un lusso che vince la frenesia contemporanea, i troppi doveri imposti, le innumerevoli richieste di una società soffocante che dimentica la nostra vera sostanza, quella di entità culturali, spiriti di carne ma di spirito soprattutto e lo spirito necessita, richiede, urla a gran voce ‘l’absenza’ dallo stato materiale.
Ecco allora dieci tracce per nutrire il nostro invisibile chakra trascendente, spesso lo dimentichiamo ma è quell’energia che ci mantiene vivi, una fiamma nascosta in noi che si nutre non di ossigeno ma di emozioni.
“Fattore Ambientale” ne ha ben dieci, tutte opportunità meravigliose per abbandonarsi, completamente, senza nessun freno inibitore.
La chitarra di Paolo Monti, le tastiere e gli effetti, il piano di Federico Gerini, le uniche impronte dell’album, intersecate tra loro nell’ispirazione più pura di un ambient che proviene da lontano, mai così attuale perché ricco di tutto il suo background, sfiorando il relax ‘new age’, toccando appena a tratti il jazz ‘cold’ e raffinato (“Mindfullness” ha tra le sue trame quella sottile, elegante ossessione notturna e maledetta), baciando passionevole il post-rock sinfonico, abbracciando il minimalismo del tema ripetuto, con piccole evoluzioni, minuti cambiamenti per focalizzare l’attenzione.
Tutto è sospeso in bolle climatiche tensioattive, mutevoli con tempi rallentati, la dimensione del sogno davvero si arricchisce dal suono: “Lustville” in apertura (bellissimi i soffici glitch tra le note del piano e l’ingresso di chitarra lontana), “Orwell” nella sua costruzione sinfonica di post-rock ricco di solitudini manifeste, “Epilogue”, grave sulle corde tra solitarie note al piano così Sigur Ròs se li pensiamo nei dolori silenti di “()”, tutti brani scritti per vagare con la mente ovunque, concentrandosi sulla vera intima sostanza dell’essere, quello scrigno tutto nostro che racchiude le gioie ed i dolori, le aspettative e le delusioni, un cofanetto che si chiama vita, la nostra vera vita.
Pizzichi di minimalismo pianistico che incontrano l’incursore alle sei corde, volando lievi tra terra e spazio, tra cielo e cuore.
Due anni fa l’incontro tra i due musicisti, Paolo già diede segno della sua esistenza solista con due album precedenti, “Christmas Session” (2009) e “Non T’Illudere” (2011); il suono oggi è arricchito nella condivisione d’intenti con Federico e “Fattore Ambientale” racchiude in se tanti piccoli dettagli indispensabili per incontrare il cammino di tanti ascoltatori, requisito fondamentale l’anima, almeno una dovrete averla.
 Nicola Tenani  24/03/2013
The Star Pillow è un duo attivo dal 2007 e composto da Paolo Monti alla chitarra e all’elettronica e Federico Gerini al piano e alle tastiere.
'Fattore ambientale' è il loro terzo lavoro e si tratta, per i musicisti toscani, di un lavoro notevole, maturo, ricco di sfumature. La loro musica, prevalentemente notturna, fa da colonna sonora a un immaginario viaggio esplorativo, un viaggio ricco di fermate, di accelerazioni e di lunghe soste riflessive.
Spiccano su tutti i brani il morbido piano in Northern lights, le splendide sonorità di Mindfulness e Orwell, una delle più belle canzoni in circolazione, l’intimità di Childhood Secrets, l’echeggiare dei mai troppo elogiati Rachel’s in Ral 3031 e il bellissimo finale offerto da Epilogue.
Forse, se proprio un limite è da ricercare, potrebbe essere nella eccessiva lunghezza del disco: ben 70 minuti, dei quali però quasi un terzo dedicati alla title track, punta di diamante del disco magari per alcuni, ma, proprio a causa della lunghezza e della piattezza del brano, fattore che scoraggia l’ascolto per altri.
Tra le influenze citate dagli stessi musicisti sono riconoscibili echi di Angelo Badalamenti, Michael Nyman, Brian Eno, con aggiunte di Mogwai, Rachel’s e Teho Teardo, il tutto ben miscelato e ottimamente suonato.
'Fattore ambientale' è decisamente un bel disco, un’ennesima dimostrazione che l’attuale nutrita schiera di musicisti italiani poco ha da invidiare a più blasonati colleghi stranieri.
 Luca Brecciaroli 11/04/2013


Fattore ambientale è un disco dichiarato di ambient, ma alla fine risulta essere molto di più. Duo italiano già al terzo disco, raccolgono qui diverse idee che li accostano a numi tutelari dell’ambient, del post-rock e dell’indietronica, palesi le influenze di Brian Eno, dei Sigur Ros e dei Radiohead “elettronici”. Il disco si scarica gratuitamente a partire dal loro sito… Voto 7 su 10
djzero00 28/03/2013
RECENSIONI "CHRISTMAS SESSIONS"
(Taverna Records 2009)

Sarà capitato anche a voi. Di avere una musica in testa e provare a registrarla, magari nella vostra cameretta, fissandola su un vecchio mangianastri (come accadeva al sottoscritto durante l'adolescenza) o su un supporto digitale (se siete più giovani). È più o meno questo ciò che accade nella "Christmas Session" dei The Star Pillow. Non un vero e proprio album ma più un gioco compositivo, non una vera band ma alcuni amici (con a capo Paolo Monti, già voce e chitarra dei PNS) che si ritrovano nel periodo di Natale (2007, per la precisione) a fare i conti con la voglia di fissare quei momenti in musica, il tutto grazie a qualche chitarra (non necessariamente suonata nella maniera canonica ma magari percuotendola all'altezza dei pick-up per creare un sound percussivo) e ad una serie di effetti con cui trasformare il suono dello strumento rock per eccellenza in qualcosa di altro: uno strumento elettronico, una tastiera, una drum machine.

Sei tracce registrate in altrettanti giorni. Sei tracce che prendono nome proprio dai vari giorni in cui sono state concepite e suonate, come a scandire il tempo, fra la samba suonata con un cellulare di "23" ai paesaggi sonori dilatati dai sentori post-rock alla Mogwai di "24". "25", con il suo libro sfogliato in loop, è un'intima rivisitazione personale di uno spoken word alla Massimo Volume con frasi prese a caso da poesie di Alda Merini e Napoleone. Il beat cardiaco di "27", brano che sembra uscito fuori dalla crepuscolare colonna sonora di "Final Fantasy VII", ci conduce verso la fine. Fino all'ultimo battito.

Giuseppe Galato 30/03/2010

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